Da vedere la Mostra che si apre al Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli “Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli”, che sarà aperta fino a gennaio 2023. L’esposizione è a cura di Stefano Causa, docente di Storia dell’arte moderna e contemporanea presso l’Università degli Studi di Napoli Sant’Orsola Benincasa e di Patrizia Piscitello, responsabile dell’Ufficio mostre e prestiti del Museo, nonché, naturalmente, del Direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger, che li accompagna nella Conferenza stampa.
Il profilo didattico della mostra è molto alto: s’inserisce alla fine di Caravaggio e racconta l’ambito napoletano come i grandi storici della pittura barocca hanno fatto e, cioé, senza la sola etichetta di caravaggeschi. Non perché non lo fossero stati, alcuni dei dipinti in mostra, anzi, hanno conosciuto la fortuna, nei rispettivi ambiti collezionistici, di essere stati ‘scambiati’ per Caravaggio stesso, ma per indagare quale peculiarità li abbia contraddistinti nel milieu culturale. Citando Causa: “Il film ideale che comincia con la Flagellazione di San Domenico Maggiore del Caravaggio si srotola lungo 250 anni di grande e meno grande storia locale.”
Fig. 1- Inaugurazione della mostra Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli, Museo di Capodimonte, Napoli. Foto: Adriano Conato
Capodimonte ha dedicato nel 2019 un’altra rassegna al capolavoro di Caravaggio delle Sette opere di misericordia del Pio Monte della Misericordia a Napoli, che tra le parlate vernacolari, emiliane, francesi, spagnole e toscane si erano prestate più di ogni altra opera caravaggesca a dominare il panorama della tradizione valenciana e madrilena e, dopotutto, fiamminga e tedesca, ma sarà facile per il visitatore di questa rassegna raggiungerlo nella sua collocazione abituale e originaria. Nel 2018 un altro approfondimento, a cura di Alessandro Morandotti sull’Ultimo Caravaggio alle Gallerie di Intesa San Paolo a Milano aveva appena contribuito a risvegliare il dibattito sulla Sant’Orsola e il trentennio 1610-1640 tra Napoli, Genova e Milano. Pienamente in linea, quindi, focalizzare sul Capodimonte di Bruno Molajoli e sullo spostamento della Flagellazione da S. Domenico Maggiore nell’allestimento del Museo datato 1957, collegando un nuovo contenuto anche riberesco agli interessanti studi della mostra di Battistello Caracciolo. Dialogo all'ombra di Caravaggio, svoltasi alla Galleria Sabauda di Torino sempre nel 2019.
Perché questa mostra napoletana ha un merito coraggioso e indiscutibile: non si avvale di opere in prestito, ma allestisce nelle 24 sale del primo piano del Museo un’autentica rassegna delle opere che gli appartengono, alcune delle quali tolte dai depositi, provenienti dalla collezione borbonica e da altre collezioni campane, oltre che da acquisti più recenti, e dovrebbero formare l’allestimento permanente del Seicento e Settecento napoletano di Capodimonte, finora quasi congelato alla metà del secolo scorso. Un progetto ambizioso, che non dimentica Mattia Preti ed il Maestro dell’Annuncio ai pastori, proveniente dalla Certosa di San Martino a Napoli ed ancora esposto a Capodimonte, nessi imprescindibili della critica post-longhiana oltre oceano. C’è un altro perché a renderla davvero allettante ed è che il biglietto di visita al museo ed alla mostra è unico: un’iniziativa auspicabile su scala nazionale nel recupero dei fruitori assidui dei musei, compresi i turisti, che ne sono spesso distolti dalla propaganda e dalle insopportabili file delle mostre.
Ebbene si, il museo è la nostra cultura, il nostro bar, il nostro cinema, la nostra accademia e la nostra passeggiata e una mostra come questa ravviva il contatto con l’opera d’arte nella città, ma si annuncia anche come una pietra miliare della museologia futura, in barba alle polemiche che generalmente dividono i critici di ogni evento museale tra immobilismo, salvaguardia, curatela, effimero e Kolossal spettacolare per le casse dello Stato: un museo che risponde alla domanda del pubblico, anche studentesco, partecipando, con tutti i mezzi tecnologici, i suoi incomparabili dati.
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