Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma, Gallerie Barberini Corsini

Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma, Gallerie Barberini Corsini

Non è che una stanza di Palazzo Barberini ad ospitare alle Gallerie nazionali d’arte antica Barberini/Corsini la mostra Orazio Gentileschi e l’immagine di San Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma, a cura di Giuseppe Porzio e Yuri Primarosa fino al 10 aprile 2023. L’esposizione di piccolo taglio è stata ideata per presentare il dipinto dal titolo San Francesco d’Assisi in estasi (fg.1) in collezione privata (presso la Benappi Fine Arts con sede a Londra), che è stato oggetto di dichiarazione d’interesse culturale da parte del MIC. Il quadro è attribuito ad Orazio Gentileschi ed il catalogo, a cura di Officina Libraria, accoglie testi di Keith Christiansen, Flaminia Gennari Santori, Massimo Moretti, Giuseppe Porzio, Yuri Primarosa, Claudio Sagliocco, Ilaria Sgarbozza e Alessandro Zuccari.

Nella tela il Santo (fg.1) è inginocchiato e seduto sulle proprie gambe, dimostrando una maggiore scioltezza rispetto alla goffa postura del San Francesco d’Assisi in estasi con due angeli di Giovanni Baglione all’Art Institute of Chicago, che è datato 1601 nel dettaglio con la pagina del libro sfogliata (fg.2). Ha inoltre le braccia incrociate al petto, che lo collegano anche al S. Francesco in piedi a mezza figura già in collezione Barbara Piasecka Johnson (fig.3), che, come ricorda Keith Christiansen nel catalogo della presente esposizione di Palazzo Barberini, nel secolo scorso è stato oscillato anche a Caravaggio e da storici dell’arte del calibro di Ferdinando Bologna.

Giovannni Baglione S.Francesco

Fig.2 - Giovanni Baglione, S. Francesco d’Assisi in estasi con il teschio e due angeli (Art Institute, Chicago)

Di quest’ultimo dipinto (fg.3), da confrontare con il S. Francesco con le braccia in croce di provenienza Giustiniani del Neues Palais, Potsdam Sanssouci (fg.4), probabilmente una copia Giustiniani dell’altro già Johnson e negli inventari Giustiniani più spesso detto di Jusepe de Ribera senza riferimento ad alcun paesaggio, c’è da dire che l’incisione (fg.5) del Catalogue figuré della Galleria Giustiniani del pittore Charles Paul Landon, edito a Parigi nel 1812, non lo riferiva a Orazio Gentileschi, ma lo considerava, dipinto com’è alla maniera di Guido Reni, per il suo bel 

Orazio Gentileschi San Francesco ridimensionata

 Fig. 3 - Orazio Gentileschi, attribuibile (già Collezione Barbara Piasecka Johnson, Princeton)   

COPIA DAL SAN FRANCESCO Johnson ridimensionata

 Fig.4 - Copia dal S. Francesco già Johnson (Neues Palais, Potsdam Sanssouci)

 

 incisione san francesco

Fig.5 - Charles Paul Landon, S. Francesco, incisione, tratta dal Catalogue figuré La Galerie Giustiniani, Planche 62, n.3 (Cresti p.[inxi]t)

girar degli occhi al cielo, avrebbe detto Bernardo De Dominici, (p.132, Pl. 62, n.3), di Domenico Cresti, detto il Passignano (Cresti p.[inxi]t): “S. François en contemplation. Ses mains sont croisées sur sa poitrine; il tient la croix; sa tête est légèrement penchée; ses regards sont élevés vers le ciel. Cette demi-figure, de grandeur naturelle, est d’une manière forte qui rappelle les premiers ouvrages du Guide, contemporain du Passignano”: lontano da Caravaggio, anche se proveniente dalla collezione Giustiniani.

 iscrizione retro di San Francesco 2

 Fig.6 - Iscrizione sul retro del S. Francesco esposto in mostra e alla fig.1

Orazio Gentileschi Madonna con il Bambino Corsini

Fig.7 - Orazio Gentileschi, Madonna con il Bambino (Galleria Nazionale d’arte antica/ Corsini)     

Orazio Gentilischi attribuito Fondazione

Fig. 8 - Carlo Saraceni, attribuito, Madonna con il Bambino (collezione privata, già Fondazione Barbara Piasecka Johnson, Princeton)                                                                                                                                     

Federico Barocci San Francesco

Fig.9 - Federico Barocci, San Francesco d’Assisi riceve le stimmate (Galleria Nazionale delle Marche, Urbino)             

Caravaggio S. Francesco in estasi dettaglio 

Fig.10 - Caravaggio, S. Francesco in estasi, dettaglio del confratello Leone con il cappuccio (Wadsworth Atheneum, Hartford)

La committenza di Paolo Savelli del dipinto oggetto di dichiarazione d’interesse (fg.1), quando, intorno al 1613, Gentileschi aveva abitato al Palazzo Savelli al Teatro Marcello, sarebbe suggerita da un’iscrizione di pochi caratteri sul retro della tela (fg.6), che potrebbe anche essere l’abbreviazione di una localizzazione inventariale di galleria privata e cioé: ‘S.[alon]e p.[aret]e s.[inistr]a n° 10’. Nemmeno troverebbe conferma nel passaggio alla collezione Chigi con altri Gentileschi Savelli, che si fanno risalire a quegli anni, e che saranno anche annotati nell’inventario di Flavio Chigi del 1692, tra i quali era un S. Francesco su rame (Petrucci 2006).

Rendono solo più sensibile l’iconografia del Santo, intesa a sé stante, con la quale si presenta oggi la tela, che nella tinta del volto rivela un ammorbidimento pertinente alle opere di Carlo Saraceni, escludendo che si tratti del lacerto superstite di un’ancona più grande, smembrata da qualche collezionista e nella quale la sua figura abbia rappresentato Frate Leone spettatore dell’apparizione del Serafino a Francesco. Non meno discutibile è il tonalismo della Madonna con il bambino sul cuscino dalla Fondazione Barbara Piasecka Johnson, ed ora in collezione privata - inclusa solo dal saggio di Giuseppe Porzio in questa esposizione di Palazzo Barberini dedicata a Gentileschi e all’immagine di S. Francesco - che di quel gruppo di opere gentileschiane Savelli, con la decisiva trasparenza del suo volto, aveva fatto parte.

Ma dal circuito integrato della rassegna, e dal relativo biglietto d'ingresso, è estromessa la Galleria Corsini, nella quale è esposta la Madonna con il Bambino di Orazio Gentileschi (fg.7), la cui commovente intimità tra madre e figlio risalta a paragone della familiarità caratterizzata dal bimbo che si aggrappa alla madre dell’altra Madonna Johnson (fg.8). Gli accenti baglioneschi del dipinto risaltano al confronto degli Angeli musicanti dipinti da Orazio negli spicchi della cupola di S. Maria ai Monti nel 1599. Il bambino indecorosamente proteso verso gli astanti sulla soglia della chiesa, che sarà stato dipinto da Caravaggio nella Madonna di Loreto o dei pellegrini di S. Agostino a Roma, sarà imitato finalmente da Gentileschi nella Visione di Santa Francesca Romana della Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, ma accolto nelle braccia della Santa.

Il testo di Massimo Moretti nel catalogo descrive, quindi, il piccolo eremo francescano della Villa Graziani Magherini di Celalba, a San Giustino (Perugia), primitivo simulacro architettonico dell’esperienza mistica dell’Oratorio della Verna. La stigmatizzazione del Santo e il sentimento religioso di elevazione angelica e d'immersione nella natura, tra la vita e la morte, del Cantico delle Creature erano esaltati dal piccolo sacello di ritiro spirituale della villa di Carlo Graziani, maestro di casa del cardinale Francesco Barberini.

A proposito della rinuncia ai beni terreni del poverello d’Assisi e del principio di tolleranza della riforma francescana, che era stato affermato nel secolo precedente dal cardinale Giovanni Francesco Commendone, di cui lo zio di Carlo, Antonio Maria Graziani, era stato segretario, giova ricordare che l’eremo del cardinale Francesco Barberini alla fine del terzo decennio del Seicento, sarà stato il Palazzo Colonna di Palestrina, dimora di villeggiatura costruita sulle vestigia del Santuario della Fortuna Primigenia, immagine barocca della purezza nella persuasione concreta di un Tempio salomonico.

L’approfondimento dedicato dalla piccola esposizione al saio cappuccino dell’Archivio Provinciale dei Frati Cappuccini di Milano, che è in mostra, invita al confronto del particolare dell’abito di Frate Leone sullo sfondo del S. Francesco in estasi di Hartford di Caravaggio, che Federico Barocci alla fine del Cinquecento aveva raffigurato, in primo piano, testimone della scena notturna di San Francesco che riceve l’impressione delle stimmate, nella grande pala dalla chiesa del Convento dei Cappuccini di Urbino (fg.9). All’opera di Caravaggio conservata ad Hartford (fg.10), ed una replica nel Castello di Udine, in cui sono meno dettagliate una per una le piume delle ali dell’angelo che sorregge il Santo, virtuosisticamente replicate nell'Amor Vittorioso Giustiniani (Gemäldegalerie, Staatliche Museen, Berlino), poteva in primo luogo riferirsi il prestito a Caravaggio della veste di cappuccino e di un paio d’ali d’uccello annotato nella deposizione di Gentileschi al processo di Giovanni Baglione contro Caravaggio ed altri del 1603, i cui atti nell’Archivio di Stato romano sono esposti in mostra. Scambio che renderebbe evidentemente aggiunta l’iscrizione latina a lettere d’oro del S. Francesco d’Assisi con l’angelo di Palazzo Barberini, altro caposaldo del caravaggismo gentileschiano in mostra, iscrizione che lo determina provenire dalla Confraternita di San Gerolamo della Carità (1609). Il notorio prestito del saio - attributo, insieme al cordone del cingolo, di molti Santi che vissero nella spiritualità francescana e dei frati Minori osservanti - avendo il dipinto di Caravaggio suscitato anche l’emulazione di Giovanni Baglione nel 1601 (fg.2) nella tela all’Art Institute di Chicago, in cui l’immagine di S. Francesco con le braccia distese, è ricondotta al devozionale formato verticale da stanza, concorda con la cronaca della deposizione di Gentileschi degli atti del processo, che sembra far risalire l’episodio a non più di un paio d’anni prima lo svolgimento del processo.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                   


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