Lunedì 15 giugno è stato presentato, attraverso un seminario virtuale organizzato dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e dall’Istituto Archeologico Germanico, il nuovo sistema ArchAIDE (Archaeological Interpretation and Documentation of cEramics, www.archaide.eu). Si tratta di un progetto coordinato dal docente Gabriele Gattiglia e dalla dottoressa Francesca Anichini del Laboratorio MAPPA dell’Università di Pisa (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere) e finanziato dal programma Horizon 2020. L’ArchAIDE System, partito il 1 giugno 2016, nasce da un’esigenza concreta: dover quantificare e classificare migliaia di frammenti ceramici durante lo scavo o dopo, e in casi in cui l’archeologo può essere meno avvezzo ai materiali che trova. Da qui è stata sviluppata l’app ArchAIDE, un’applicazione per smartphone o desktop con cui l’archeologo tramite una foto può capire di che forma si tratti e quali sono i confronti principali.
Il procedimento è abbastanza immediato: nel caso si voglia riconoscere una forma, basta fare la foto alla sezione di un frammento ceramico (o caricarne una già fatta), selezionare i punti del profilo interno ed esterno, indicare la grandezza del frammento e, eventualmente, la classe, poi avviare la ricerca. A questo punto l’applicazione fornisce un massimo di 5 risultati, con a fianco un numero da 1 a 100 per indicare l’attendibilità del risultato. Spetterà poi all’utente controllare le forme trovate e vedere quale si avvicini di più al frammento da schedare. Per le decorazioni il procedimento è simile: in questo caso la foto sarà frontale e non verrà selezionato il profilo. Ogni risultato presenterà la scheda descrittiva di una forma, accompagnata dalla distribuzione geografica, foto e disegni dai cataloghi principali, e un modello 3D. Tutte le informazioni (compreso il modello 3D) sono scaricabili e i disegni inseriti dai programmatori sono vettorializzati. Si tratta di una app gratuita, scaricabile sia da Google Play che dall’App Store, e registrandosi gratuitamente, l’utente avrà a disposizione uno spazio di archiviazione dove poter organizzare a proprio piacere le foto, in base a strati, cassette, o periodi storici.
Il progetto è ancora in pieno sviluppo e al momento sono disponibili 3 classi ceramiche: le anfore romane, la terra sigillata e la maiolica. A questo progetto hanno collaborato principalmente l’università di Barcellona, York, Colonia e Tel Aviv, con il CNR di Pisa e altre tre partner privati (due ditte spagnole e una italiana) ma tanti altri studiosi hanno offerto il proprio aiuto per integrare quanto più possibile i cataloghi all’interno dell’applicazione. I coordinatori si sono soffermati molto sulla necessità di incentivare la collaborazione tra studiosi, musei e istituzioni vari per poter rendere questo strumento accessibile a tutti gli archeologi il prima possibile.
Si tratta di un ottimo esempio non solo di come i beni culturali e la tecnologia possano integrarsi, ma in generale di come l’intelligenza artificiale possa aiutare l’uomo senza sostituirlo. Infatti, senza una buona conoscenza delle produzioni ceramiche questa app potrà fare ben poco: fornisce gli strumenti e i confronti, ma poi sarà l’esperto che dovrà decidere, con criterio, quale tipologia attribuire o quale sia la decorazione più somigliante. In parole povere, è un superpotere, ma spetta all’archeologo sapere come usarlo.
Fonte: (http://www.archaide.eu/)