Dalle conchiglie un nuovo materiale per conservare i reperti ossei

reperti-ossei-archeologiciUna nuova ricerca per la conservazione di reperti ossei di interesse archeologico è stata annunciata dall'Università di Firenze. La ricerca è stata guidata da Luigi Dei, Direttore del Dipartimento di Chimica "Ugo Schiff", e Piero Baglioni, Direttore del Consorzio Interuniversitario per lo sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase (CSGI). Lo studio è stato pubblicato su Langmuir, rivista della American Chemical Society.

La ricerca è partita dall'idea di riprodurre lo stesso meccanismo che consente ai gusci di alcune conchiglie di formarsi in natura. Il degrado dei reperti ossei di tipo archeologico e paleontologico è causato da una serie di processi che possono essere ricondotti ai meccanismi che generano l'osteoporosi. Fondamentalmente l'osso perde in modo graduale le proprietà meccaniche, diventa più fragile e si altera.
Si riportano le dichiarazioni riportate sul sito dell'Università di Firenze:

“Il consolidamento di questi reperti, con il conseguente ripristino delle proprietà meccaniche, è reso possibile da un nuovo materiale altamente compatibile con la struttura e composizione chimica dell'osso – spiegano Dei e Baglioni - Infatti, immergendo l'osso deteriorato in una dispersione alcolica contenente idrossido di calcio di dimensioni nanometriche e lasciando il materiale all'aria per alcuni giorni, si ottiene una finissima ragnatela di micro-cristalli di aragonite, un minerale con eccellenti proprietà meccaniche”.

E' questo minerale che riesce invece a "crescere" all'interno della porosità dell'osso decoeso anche a pressione atmosferica, grazie alla presenza di tracce di collagene presenti nelle ossa, secondo un meccanismo che si osserva in natura per la formazione dei gusci di alcune conchiglie.

Prime applicazioni sono state realizzate sulle reliquie di San Clemente custodite a Lainate vicino a Milano con risultati promettenti.

 

Fonte: Università di Firenze

Foto: Reperti ossei con trapanazioni dalla tomba ipogeica di Scab'e Arriu di Siddi (Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano)

 

 

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