La vita delle opere: dalle fonti al digitale, in un'app tutta la storia delle opere

La vita delle opere: dalle fonti al digitale, in un'app tutta la storia delle opere

La vita delle opere: dalle fonti al digitale è un progetto pilota sulla comunicazione della storia conservativa delle opere d’arte ntato dalla collaborazione tra Antonella Gioli (Università di Pisa), responsabile e coordinatore scientifico, Maria Beatrice Failla (Università degli Studi di Torino), Chiara Piva (Università Ca’ Foscari di Venezia), ricercatrici e docenti nell’ambito del settore disciplinare L-ART/04 (Museologia, Storia della critica e del restauro) ed è stato finanziato dal MIUR nell’ambito dei Progetti di Ricerca di Rilevante interesse Nazionale (PRIN) per gli anni 2014-2017.

Il progetto prevede la realizzazione di un App per far conoscere ai visitatori dei musei la storia delle opere in essi conservate, comprese le vicende legate ai loro restauri, spostamenti, vendite, furti ed esposizioni.

Leggiamo la presentazione riportata sul sito web del progetto.

Le opere d’arte si sono trasformate nel tempo, non sono nate come oggi le vediamo e non sono state realizzate per i musei dove oggi sono esposte. Da qui la necessità che il museo non solo presenti le opere, ma racconti anche le vicende che le hanno lì condotte e le modifiche che hanno via via subito, cioè la loro “storia conservativa”.

La seconda sfida è l’idea che sia possibile declinare i contenuti di sempre più approfondite specificità storico-artistiche in nuove forme di comunicazione, nella convinzione che la tecnologia digitale possa essere impiegata come tramite di conoscenza della storia dell’arte e del patrimonio culturale.

Il Progetto si sviluppa quindi lungo un asse concettuale e operativo articolato in 3 fasi:

- Studio, attraverso le fonti, della storia conservativa di opere d’arte, inteso come ricostruzione e analisi integrata delle vicende di trasformazioni e restauri, passaggi collezionistici e espositivi, fortuna visiva e critica, in profonda relazione con generali fenomeni culturali, sociali, religiosi, politici
- Progettazione di nuove forme di comunicazione degli esiti di tali studi con modalità sia -tradizionali sia innovative, con particolare riferimento alla progettazione e realizzazione di un’App
- Sperimentazione nei musei scelti di tale comunicazione, con valutazioni in itinere e finale in interazione con gli operatori museali e i visitatori del museo reali e web.

I musei coinvolti, sia come custodi delle opere indagate sia come luogo della sperimentazione, sono stati selezionati per la loro complementarietà come storia collezionistica, tipologie di raccolte, matrice territoriale, bacino di visita. Comprendono perciò sia grandi istituzioni museali originate da raccolte storiche e atti di politica culturale (Venezia: Gallerie dell’Accademia), sia luoghi museali eredi della committenza e collezionismo dinastico (Torino: Reggia di Venaria), sia piccoli e medi musei locali strettamente legati ai rispettivi territori (Pisa: Museo nazionale della Certosa di Calci, Museo di Villa Guinigi e Museo di Palazzo Mansi a Lucca, Galleria civica “Lorenzo Viani” a Viareggio, Museo Diocesano a Massa).

Il Progetto pilota potrà così essere declinato, nelle sue diverse fasi, in uno spaccato di realtà museali esteso dall’arte antica alla contemporanea, dalla residenza nobiliare alla raccolta monografica, dalla città ad altissima affluenza turistica al territorio decentrato, e dunque significativo del complesso panorama museale italiano.

 

I primi risultati scientifici e le prime applicazioni multimediali saranno presentate nell'Aula Magna del Centro Conservazione e Restauro la Venaria Reale CCR durante una giornata il 29 ottobre 2015, utilizzando come caso studio alcuni dipinti esposti nella Sala di Diana della Reggia di Venaria.

 

Vai al sito del progetto

 

Fonte: Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale

 

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