Ur, Erbil, Mosul, Baghdad, Duhok, Suleymanya in mostra al MAXXI

Ur, Erbil, Mosul, Baghdad, Duhok, Suleymanya in mostra al MAXXI

Non l’archeologia delle tecnologie, ma tecnologie dell’archeologia diventano scoperta perfino per chi le usa correntemente, facendo  mostra di sé con creazioni da allestimento museologico in ambiente 3D, videoproiezioni, ologrammi, slide-screen dell’impegno umanitario di tante persone, ovunque coinvolte dall’archeologia socio-economica a cronologia ultradecennale della Cooperazione italiana allo sviluppo (Maeci).

Raccontano il metodo dispensando il reperto nel management partecipato da Sapienza e CNR, per questa volta al MAXXI, espongono un media center, tra tante incognite digitali paradigmato l’ipsilon, che non disdegna il trading del terminal aeroportuale, anche qualificandosi itinerario di ricerca. Lo Spazio D nell’edificio minimalista del museo è un recupero edilizio all’altezza dell’osservatore da raggiungere in bicicletta, senza labirinti tra file da multisala, limitrofo a spazi da biblioteca, con un sonoro studiato che si può spegnere e ingresso libero. L’evento ‘Rinascere dalla bellezza. La contemporaneità delle antichità mesopotamiche’, sostenuta dall’impegno illustre di tante missioni, ha le caratteristiche dell’esposizione umanistica sul sito, che trasporta il dato consistente della restituzione archeologica senza i tentennamenti da enigmaticità didattica. Il visitatore che lo attraversi vedrà, da una campionatura di profondità dell’immagine in ambiente 3D, la mappatura modulare di livello iconologico di Carta del rischio del vaso istoriato di Warka del Museo di Baghdad ricostruito (ISCR, Mibact), che narra la sua epopea oltre le più recenti epiche di saccheggio nello stato frammentario. Sarà quindi avvicinato dall’ologramma in caratteri cuneiformi, che ruota nello spazio tridimensionale con un messaggio plausibile da didascalia ‘muta’. L’olografia orienta la Mesopotamia, che racconta poeticamente al glottologo, come a chiunque altro, il chi ed il dove denominato dell’alfabeto composto nell’area di diffusione.

 

iraq dublamah

È più impressionante dell’impatto di una micro matrice di modellazione di stampante 3D, esente da deformazioni in scala tridimensionale, testato su una protome leonina, che tanto ha suggestionato l’economia della riproducibilità delle plastiche. Pochi passi bastano per andare ad Erbil ed entrare nella casa del Rashid Agha della Cittadella, viaggiare nell’altrove delle fiabe architettoniche dei Perrier, immaginando l’interno del palazzo del califfo delle Mille e una notte a Baghdad dalla scatola magico-ottica del fisico medievale Alhazen. Nella preistoria dell’ogiva dello ziggurat di Uruk, entriamo subito in un altro schermo relativo ad Ur, dalla foto del sesto acuto dell’arco di Nassirya nella piramide del Faro. La lanterna grande è segnalata dal bitume rinvenuto nella sua struttura ed è narrata, cronistoria secolare, da manoscritti e pittori e dalla descrizione del sito di Pietro della Valle con le sue epigrafi poliglotte.

È anche in mostra con l’acuità di un formato apparente di restituzione tridimensionale il volo radente di rilievo dei droni archeologici ad Ur. La ricostruzione dello scavo di Dublamah ne emerge dalla cinesi multimediale di una stazione aeromobile orbitante ad animazione zoommata, senza aumentare ambiente per ambiente come il rilievo consente. Chiedetelo a Strabone se nell'universo di precisione tascabile di un giallo di Agatha Christie non vedrete sviluppati dalla finestra digitale i fossili di conchiglie rilevati da Leonard Woolley, che in ere geologiche risalirono con miriadi di pesci la palude salmastra nelle maree fino al potabile Eufrate.

 

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