Rilevamento e acquisizione di dati attraverso sensori sempre più sofisticati e precisi, accesso e utilizzo di basi di dati sempre più complesse e ricche, accresciuta capacità di analisi, elaborazione e fruizione dei dati attraverso servizi sempre più innovativi, uso di Internet. Sono queste le principali direttrici lungo le quali sta rapidamente evolvendo il settore delle tecnologie applicate ai beni culturali.
Un processo che si sviluppa attraverso e nella combinazione di tecnologie costituite da componenti infrastrutturali, ovvero i dispositivi e le reti di telecomunicazione, e applicative, ovvero i prodotti software che consentono di fruire dei servizi e la relativa capacità di elaborazione dei dati.
Lo sviluppo e la diffusione pervasiva dei dispositivi integrati in grado di comunicare tramite reti wireless è certamente tra i fenomeni più significativi che accompagnano questo processo. Smartphone, tablet, watch sono in grado oggi, grazie a sensori, di misurare e di aggregare in modo continuo dati di ogni tipo determinando a loro volta lo sviluppo di un vastissimo spettro di applicazioni che interagiscono con sistemi remoti tramite Internet e le sue applicazioni.
Che i dispositivi siano sensori chimici o fisici per la rilevazione di parametri come temperatura, umidità, vibrazioni, luminosità, inquinamento oppure elettronici, spesso a bassissimo consumo di potenza, per l’acquisizione di immagini per la riproduzione virtuale, l’analisi bi-tridimensionale o il trasferimento a distanza, il tipo di infrastruttura di rete necessaria al loro uso e i componenti da utilizzare risultano sempre definiti in funzione dell’ambiente e dei requisiti di servizio, tra cui il volume delle informazioni e la eventuale necessità del tempo reale. Per la loro flessibilità e non invasività i sistemi senza filo appaiono essere quelli più adatti per lo scenario dei beni culturali e ne esistono di tutti i tipi, selezionabili in base alle distanze o alle aree da coprire ma anche in base alla tecnologia di tipo terrestre (GSM, UMTS, WiMax, LTE, DVB T/TV analogica, WiFi, Hiperlan, Reti Ad hoc e NFC, che non richiedono infrastruttura) o spaziale (Satellite, HAPs e droni).
Ciascuna di queste tecnologie offre differenti caratteristiche e prestazioni che trovano la loro utilizzazione ottimale di volta in volta a seconda dell’applicazione e dello scenario, anche combinando due o più di esse. Proprio grazie alle differenti caratteristiche si possono scambiare informazioni in qualsiasi luogo (in un sotterraneo o su un’isola in mezzo all’oceano, nel deserto o nella città più edificata del mondo) sia da fermi che in mobilità e anche quando non esiste un'infrastruttura vera e propria (caso delle reti ad hoc, di NFC e dell’istradamento opportunistico) oppure quando il collegamento subisce lunghe interruzioni (grazie all’uso di protocolli Delay Tolerant Networks o di realizzazione di cache) oppure quando non ci sono infrastrutture terrestri usando collegamenti satellitari. La capacità trasmissiva sarà disponibile in base alle esigenze, da pochi kbit/s (per trasmissione parametri fisici di monitoraggio) fino a 100 Mbit/s (per trasmissione in tempo reale di immagini fisse o in movimento ad altissima definizione).
Tutto ciò sta sulla scia del paradigma tecnologico dell’Internet of Things (IoT) ovvero l’Internet delle cose. Ogni oggetto e i dispositivi operanti su di esso potranno essere dotati di un indirizzo IP (come fino a ieri praticamente solo i PC e oggi anche gli smartphone) e scambieranno dati attraverso la rete, un Internet dinamico. La gamma delle possibili applicazioni nei vari campi e in quello del patrimonio culturale in particolare, con implicazioni giuridiche tutte da esplorare e normative da adeguare, è sterminato e ha solo il limite della creatività umana.
L’ondata tecnologica della realtà aumentata sta per cambiare la nostra vita. Durante un recente intervento al World Economic Forum, Davos Eric Schmidt, presidente del consiglio di amministrazione di Google, ha delineato con chiarezza il futuro che ci aspetta: «Ci saranno talmente tanti indirizzi IP, talmente tanti dispositivi, sensori, cose che indosseremo, cose con cui interagiremo che non ce ne accorgeremo neppure più (di internet n.d.r.). Diverrà una presenza costante. Immagini di camminare in una stanza, e che quella stanza sia dinamica. E che, con il tuo permesso e tutto quel che serve, tu interagirai con gli oggetti che sono nella stanza». Miliardi di sensori entro pochi anni pronti a dialogare fra loro, big data su cui si accingono a operare il big understanding, l’Intelligenza Artificiale.
Non è il mondo reale che evapora dinanzi ai nostri occhi nella sua replica virtuale che Baudrillard pessimisticamente preconizzava come nostra condizione e destino ma forza l’uomo che antropizza la realtà sempre più in profondità, tentando prometeicamente di replicare la propria struttura e i propri meccanismi vitali nel mondo.
Editoriale del Numero 1 2015 di Archeomatica - Tecnologie per i Beni Culturali
Immagine: Tempio di Hera, Area Archeologica di Paestum, fotografia di Valentina Mascolo, finalista al Concorso fotografico Wiki Loves Monuments Italia 2014, licenza CC-BY-SA.
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