Le tombe monumentali del Sudan orientale

Le tombe monumentali del Sudan orientale
FIG. 1- (A-C )Esempi di tumuli pedemontani. (D) Un qubba a due piani ben conservato. (E-G) Viste paesaggistiche di qubba sparse intorno al Jebel Maman.

Un’interessante ricerca pubblicata su Plos One il 7 Luglio 2021, condotta da un gruppo di geoarcheologi - grazie al sostegno dei finanziamenti assegnati alla Spedizione Archeologica Italiana nel Sudan Orientale (IAEES) dall'Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”, dalla Statale di Milano, dall'ISMEO — Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l'Oriente, e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - esamina la stratificazione del paesaggio funerario della remota regione di Kassala, nel Sudan Orientale.  

Nella regione collinare migliaia di monumenti funerari sopraelevati sono parte integrante del paesaggio, ma le informazioni disponibili sull'antica pratica funeraria e sulla distribuzione dei monumenti nella regione sono carenti. Alcuni di essi sono conosciuti come tumuli: strutture rialzate relativamente semplici, diffuse nella preistoria e nella storia africana, classificate in diverse varianti in base alle caratteristiche della loro porzione rialzata. Un'altra categoria di monumenti funerari è legata all'Islam medievale, queste tombe visivamente suggestive e generalmente ben conservate sono conosciute come ‘qubbas’, un termine che nel mondo panarabo si riferisce a tombe e santuari islamici. Sebbene i ‘qubba’ nella regione siano estremamente numerosi, le loro origini e lo stile architettonico sono stati oggetto di dibattito. Le prime indagini li hanno attribuiti ad antichi gruppi di popoli Beja pacificamente convertiti all'Islam o discendenti dispersi dei ricchi abitanti arabi della città in rovina di Badi (isola di Eiri). Di recente, alcune interpretazioni hanno attribuito la loro comparsa alla risoluzione di secoli di conflitto tra minatori arabi dell'Alto Egitto e popolazioni locali di Beja, che hanno portato all'islamizzazione di quest'ultimo. Le pratiche funerarie hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella definizione identitaria dei gruppi umani, che, ognuno con le proprie pratiche cultuali, ha prodotto complesse stratificazioni di paesaggi funerari che si sono integrati all’ambiente naturale che li ospita. Il paesaggio funerario della regione semiarida di Kassala (Sudan orientale) ne rappresenta un solido esempio.

 

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FIG.2 - (A) Panoramica della regione di Kassala e del suo contesto sovraregionale. Natural Earth. (B) Geomorfologia dell'area di studio,  (C) Immagine satellitare dell'area di studio con sovrapposizione di set di dati. U.S. Geological Survey.

 

Nel dicembre del 2019, una missione archeologica dell’Università di Napoli “L’Orientale”, diretta da Andrea Manzo e in collaborazione con la National Corporation for Antiquities and Museums di Khartoum, ha identificato e mappato su un’area di 4000km2 circa 800 tumuli (risalenti al primo millennio dC) e 11.000 tombe islamiche (XVI-XVII secolo dC). Per offrire un’interpretazione del paesaggio funerario e la loro relazione con la geografia fisica e culturale della regione nel suo insieme, gli studiosi nei mesi successivi all’attività di campo e con una fruttuosa collaborazione da remoto, hanno messo a punto una  procedura di analisi geospaziale basata sul confronto tra la distribuzione delle tombe e la caratterizzazione geologica e geomorfologica della regione.  Per la prima volta in archeologia è stato utilizzato il Neyman-Scott Cluster Process, finora concepito per la cosmologia che ha evidenziato l'esistenza di un paesaggio funerario costruito con aggregazioni di monumenti simili a galassie, lo studio conferma che l’uso dell'NSC abbinato al telerilevamento rappresenta uno strumento prezioso e nuovo per rispondere a domande rilevanti sull'origine e lo sviluppo dei siti archeologici, paesaggi e palinsesti.

 

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 FIG. 3 -  (A., B) Aggregazione di 1195 qubbas intorno e in cima ad un piccolo affioramento roccioso. (C) Grappoli ben conservati di qubba ai piedi del Jebel Maman. (D) Un piccolo gruppo pedemontano di tumuli a forma di anello. (E) Un grande gruppo pedemontano di tumuli a forma di mucchio e ad anello. Immagini e software: QuickMapServices.

 Considerare tali monumenti come realizzazioni di ammassi simili a galassie, ha consentito una migliore comprensione della loro organizzazione spaziale, indipendentemente dalla loro cronologia e forma. Difatti, una delle premesse di questa ricerca era la quasi totale mancanza di studi precedenti sulla loro origine, cronologia precisa e varianti stilistiche. Con questo approccio sono state formulate nuove ipotesi sulla loro genesi e ruolo all'interno del paesaggio funerario. Confrontando la loro disposizione con le fonti storiche che descrivono i gruppi che abitavano l'area dalla fine del I millennio a.C.

I risultati hanno svelato l’esistenza di processi sociali stratificati nella realizzazione di tumuli e qubba. Le tombe, infatti, sarebbero state costruite sfruttando opportunisticamente la topografia e le risorse naturali del territorio, cioè in luoghi dolcemente rilevati circostanti affioramenti di rocce che sfaldandosi fornivano le lastre necessarie alla loro realizzazione. Inoltre, la forma e la dimensione dei raggruppamenti di tombe, raccontano la storia millenaria, ma ancora in corso, delle traiettorie sociali della regione, basate probabilmente su complesse affiliazioni genealogiche di gruppi caratterizzati da uno stile di vita fortemente mobile. Ne emerge un emblematico caso di continuità culturale, evidenziato dall’ancestrale senso di appartenenza dei gruppi di popolazioni Beja che vivono nella regione da lungo tempo.

 L’avanzato modello di analisi geospaziale utilizzato in  questa ricerca offre un nuovo strumento per lo studio di contesti archeologici di zone remote, dove gli orizzonti culturali si estendono geograficamente oltre la portata delle esplorazioni archeologiche tradizionali.

Fonte: Plos one - Unimi 

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