La mostra “Il Museo tra storia e costume. Opere dai depositi” - realizzata dal Comune di Palermo in collaborazione con Civita Sicilia, a cura di Antonella Purpura e di Fernando Mazzocca - espone un cospicuo numero di opere provenienti dai depositi della Galleria d'Arte Moderna normalmente non visibili al pubblico.
Il percorso proposto attraversa la storia dell'arte dell'Ottocento e del Novecento in Sicilia e in Italia: le prime cinque sezioni esplorano la suddivisione in "generi" che caratterizzano entrambi i secoli; la sesta sezione è dedicata al Novecento, che metterà in crisi proprio tale suddivisione, svincolando l'arte dalla gerarchia che vedeva nella pittura di storia un genere più impegnativo del ritratto o del paesaggio. La settima e ultima sezione mette invece in luce l'anima stessa dei depositi, attraverso una serie di opere rappresentative di nuclei monografici di artisti come Antonio Ugo, Domenico Trentacoste o Pippo Rizzo, di cui il museo conserva serie di opere particolarmente significative che rendono le collezioni indispensabili allo studio e alla conoscenza di questi artisti.
L’evento ha fornito l’occasione, attraverso il supporto della Fondazione Salvare Palermo, per condurre interventi conservativi su alcune delle opere custodite nei depositi. Inoltre, su uno dei dipinti restaurati e presentati lungo il percorso espositivo, la società di servizi diagnostici per l'arte S.T.Art-Test di S. Schiavone & C. - sta portando avanti una campagna diagnostica volta all’attribuzione e alla datazione di un’opera tuttora oggetto di dibattito e approfondimento scientifico.
Si tratta del Ritratto di Domenico Galati di Riella, un dipinto su tela finora attribuito a Federico Zandomeneghi sottoposto oggi a uno studio scientifico e storico-artistico che restituirà preziose informazioni per la conoscenza della tecnica pittorica, dei materiali originali e di restauro, dello stato di conservazione della superficie dipinta e per la comprensione delle iscrizioni presenti sullo sfondo del ritratto, giustapposte in periodi differenti della vita dell’opera, che fanno riferimento a più circostante, date e luoghi.
Le indagini scientifiche, in particolare attraverso differenti tecniche di imaging diagnostico, eseguite sia prima che subito dopo l’assottigliamento della vernice durante l’intervento di restauro ad opera di Franco Fazzio, forniranno un importante supporto agli storici dell’arte e potranno, quindi, contribuire presto alla completa conoscenza del dipinto, confermando eventualmente l’ipotesi che ad oggi lo attribuisce al pittore veneto.
Gli studi in corso, i cui risultati saranno presentati nel prossimo autunno, confermano quanto la correlazione tra gli aspetti scientifici e fruizione, meno diffusa rispetto a quella sempre più finalmente accettata tra analisi diagnostica e intervento di restauro, si avvalori in maniera sempre più chiara anche nell’accrescere la curiosità per l’opera stessa e per il suo contesto. Tale approccio permetterebbe al visitatore, oggi sempre più consapevole delle nuove possibilità tecnologiche e sempre più esigente in termini di compiutezza delle informazioni reperibili, di osservare le opere d'arte da nuovi punti di vista e ammirare particolari invisibili all'occhio umano, cogliendo tutti gli aspetti che raccontano la sapienza artistica e tecnica dell'artista e che disvelano i trascorsi dell’opera stessa. … Ogni visita al museo non avrebbe più nulla di prevedibile o già “visto"…
Fonte: Start-Test