Mancano pochi giorni all'apertura della nuova sede del MuSe, il Museo delle Scienze di Trento firmato da Renzo Piano. L'evento è previsto per il 27 luglio p.v. Sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento, il MuSeo è dedicato al racconto dell'evoluzione e delle origini dell'uomo e del suo ambiente naturale. E'stato sviluppato per essere "un luogo aperto, dove la conoscenza scientifico-tecnologica rappresenta lo strumento per studiare le relazioni tra uomo e ambiente e allo stesso tempo indirizzare le scelte future di sviluppo sostenibile".
L'edificio architettonico la cui forma richiama il profilo delle montagne è realizzato con criteri risparmio energetico in un'ottica di modernizzazione eco-compatibile. Il Museo presenta diversi aspetti innovativi in particolare nel rapporto con il pubblico: "exhibit multimediali, giochi interattivi, sperimentazione in prima persona e intreccio pratico della cultura del 'fare' sono gli strumenti di apprendimento informale con cui intervenire nel dibattito scientifico sui grandi temi locali e planetari".
Aspetto importante è quindi quello dell'impiego delle tecnologie per un approccio innovativo al museo: "il visitatore è protagonista di un viaggio sensoriale a 360 gradi: può sentire l’aria fredda, toccare il ghiaccio, passeggiare in un bosco, osservare uno strano insetto oppure fissare negli occhi l’uomo di Neandertal. E ancora, può estrarre e mappare il DNA, intervistare un ricercatore all’opera nei laboratori aperti al pubblico, trovare le risposte alle sue domande toccando uno schermo, ascoltare i rumori della montagna, osservare un’orma di dinosauro, sentire il profumo degli alberi, guardare dall’altra parte del mondo, giocare con un peluche, capire l’effetto serra, costruire oggetti, stampare un progetto in 3D, osservare il passaggio dei raggi cosmici. Dal quarto piano, scendendo gradualmente, i visitatori passano dalle ambientazioni delle vette occupate dai ghiacci perenni e dalle vertigini da provare lungo il passaggio attrezzato, allo smarrimento di perdersi in un “labirinto di biodiversità alpina” e osservare quanto conti il forte contrasto tra le stagioni. Diventano così piacevoli e facili da comprendere le tappe della formazione delle Dolomiti, la nascita delle Alpi e, con le età glaciali, l’ingresso delle prime comunità di cacciatori-raccoglitori e la progressiva formazione dei paesaggi, anche a seguito della pluri-millenaria azione umana. Il percorso naturalistico si conclude al piano interrato con un racconto che ci conduce alla scoperta dell’origine della vita, per giungere, infine, alla più grande mostra di dinosauri dell’arco alpino. Ma a questo racconto, che mette in luce la dimensione naturale del territorio alpino e che si dipana dall’alto al basso, si giustappone un percorso in orizzontale, che produce una sorta di dialogo tra mondo alpino e resto del mondo, tra sensibilità locali e impegno globale, tra conservazione della natura e scienza e tecnologia per uno sviluppo sostenibile. Troveremo quindi uno spazio per la protezione civile, da intendersi come capacità di intervenire e prevenire il rischio ambientale. Scopriremo un percorso unitario di tecniche e trasformazioni del territorio che ci porterà dalla preistoria alpina ai limiti della sostenibilità planetaria, costituito da crescita demografica, perdita di biodiversità, cambio climatico. E scopriremo che il nostro futuro dipende da come sapremo interagire con la conoscenza scientifica e con le tecnologie per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva".
Dal punto di vista dell’esperienza di visita il MUSE offre una molteplicità di stimoli. Abbiamo degli ambienti che potremmo definire “immersivi”. Vale a dire degli spazi all’interno dei quali il visitatore perde il rapporto con lo spazio museale esterno per essere totalmente inserito in un mondo virtuale, costituito da proiezioni a 360°, arricchito da effetti di dolby surround.
Il primo di questi spazi è il grande tunnel “Esperienza glaciale”, il primo contatto del percorso di visita che inizia dal quarto piano, uno spazio di multivisione lungo 10 metri all’interno del quale il visitatore si troverà a vivere l’esperienza del volo sopra le Alpi come sulle ali di un’aquila, vivrà l’esperienza delle discese mozzafiato lungo pareti estreme, vivrà da vicino l’imponente e terribile esperienza delle valanghe. Ma potrà anche percepire il senso del “sublime” di una notte stellata sulle Dolomiti.
Anche il Labirinto della biodiversità, proseguendo al piano terzo, è uno spazio all’interno del quale il visitatore si perde nel percorrere i diversi piani altitudinali, dalle praterie alpine ai più bassi boschi misti. Qui il rincorrersi di affacci sui diversi panorami alpini permette di cogliere la diversità dei sistemi viventi così come si dispongono secondo i gradienti dalle vette ai fondovalle.
La Time machine, al primo piano, è una vera e propria grotta multimediale (cave). All’interno di uno spazio immersivo le scene di vita preistorica saranno rappresentate sia sulle pareti che sugli schermi posti al centro. Si tratta di uno spazio tecnologico di assoluta novità che, dal punto di vista tecnologico, è uno degli elementi più innovativi di tutta l’esperienza di visita. Il baluginio del focolare riflesso sulle pareti di una grotta crea lo sfondo di un rito sciamanico ambientato nel sito preistorico di Riparo Dalmeri, indagato per circa venti anni dal museo e che costituisce, con le sue pietre dipinte, il più antico e ricco “santuario” della preistoria alpina (risalente a circa tredici mila anni fa). La scenadi un Neandertal, che utilizzando un coltello in selce, macella la sua preda di caccia, richiama i momenti di vita quotidiana legati alla sopravvivenza.
Infine, conclusione del percorso dell’evoluzione al piano -1 è un viaggio alla scoperta dell’unità della vita, della straordinaria scoperta di Darwin e delle radici della natura umana attraverso le ricerche sul DNA, la molecola depositaria dell’eredità genetica. Un progetto coprodotto assieme a Giovanni Carrada, autore di Super Quark, per lasciare nel visitatore la consapevolezza che il DNA è un archivio unico della biodiversità passata e presente, ma anche fonte delle sue possibilità future, oggi come mai prima affidate anche alla nostra responsabilità.
Il Museo segue quindi un percorso espositivo dall'alto verso il basso raccontando, attraverso più ambienti espositivi la natura alpina, la storia delle Dolomiti, la preistoria alpina, le stelle, la storia dell'evoluzione e la biologia. Uno spazio è adibito ad ospitare una serra tropicale. Sono previste numerose mostre temporanee e laboratori didattici, "maker spaces" dotati di nuove tecnologie, dedicati ai giovani creativi, a "geek" appassionati alle ultime tendenze tecnologiche e che potranno essere introdotti ad un nuovo modo di conoscenza e di contributo alla ricerca.
Fonte: MuSe