Fig. 1 - Digital print video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio.
Le possibilità offerte dai linguaggi digitali, i nuovi software e le applicazioni nei campi del design, del suono e delle immagini rappresentano un’opportunità per innovare profondamente le pratiche culturali e di rilettura del patrimonio culturale. Alla Fondazione Giorgio Cini abbiamo avuto modo di sperimentarlo in più di un’occasione e su più versanti, ne sono un esempio non solo la lunga collaborazione con Factum Art, ma anche l’esperienza digitale che sta accumulando ARCHiVe, diventato una sorta di ottavo Istituto della storica istituzione veneziana.
Con La Maschera del tempo abbiamo provato a fare un passo in più. Realizzato nel 2022, il progetto si è focalizzato sul Teatro Verde, uno dei più suggestivi luoghi scenici immerso nel parco dell’isola di San Giorgio e circondato dalla laguna. L’opera realizzata da Mattia Casalegno e Martux_m, sotto le cure di Ennio Bianco, ha lavorato la storia di questo Teatro (iniziata nel 1954, anno della sua inaugurazione), l’ecosistema ambientale e culturale da cui è generato e un utopico tempo post-antropocentrico, dove la natura ha ripreso i suoi spazi e si aggirano umani digitali.
I due artisti hanno lavorato utilizzando i preziosi materiali d’archivio custoditi dall’Istituto di storia del teatro e del melodramma della Fondazione e attingendo al lavoro fotogrammetrico realizzato dai droni di Factum Foundation che hanno ricostruito in 3D il teatro. Per la creazione del film sono state utilizzate tecnologie sperimentali, come Midjourney, un generatore di immagini da testi, derivato da DALL-E di Open AI e Unreal Engine 5, la grande piattaforma per il gaming e in prospettiva per il Metaverso con avatar realistici. La geniale inventiva multimediale di Mattia Casalegno e la visionarietà sonora di Martux_m hanno fatto il resto. A loro si è unito anche Amin Farah, con un lavoro di sartoria 3D che ha vestito – insieme a TheBlackLab Digital Studio – i personaggi che popolano l’opera, da Pasifae alle maschere della commedia dell'arte del teatro goldoniano.
Fig. 2 - Teatro verde, courtesy Fondazione Giorgio Cini.
L’opera è un’architettura visiva e sensoriale, dove il suono si fa materia. Maurizio Martuscello allaa Martux-m lo descrive così: “Le musiche sono pensate non più come forma, ma come rapporti cinematici di suoni. Non più tecnica e composizione in senso tradizionale, ma creazione di un mezzo sensitivo”, con l’obiettivo di “abbattere il dualismo di suono e immagine per creare flussi video sonori né virtuali né attuali”.
Fig. 3 - Still da video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio.
L’esperienza vissuta con La Maschera del tempo ci permette di riflettere sulle frontiere dei linguaggi scenici, sulla complicità tra saperi diversi e sulle potenzialità che si possono esprimere anche nel campo della narrazione attorno al patrimonio culturale. Che sia proprio un Teatro il cuore di questa sperimentazione non ci sembra casuale, perché è corpo architettonico destinato ad essere abitato seppur temporaneamente e perché è luogo di finizioni e di rappresentazioni, di racconto, di memoria viva e di visioni di futuro.
A questo proposito Mattia Casalegno ha sottolineato la forza del linguaggio fantascientifico come possibilità di raccontare il presente: “La Maschera del Tempo è un omaggio al Teatro Verde, ma anche un omaggio ad uno dei miei generi preferiti, quello della fantascienza: Asimov, Herbert e, più recentemente, N.K. Jemisin, Ursula K. Le Guin ci ricordano che spesso bisogna immaginarsi un futuro per dare senso al presente”. E sottolinea come la riconquista della foresta, in un teatro che sembra plasmato dalla natura più che dall’opera dell’uomo, è una sorta di incubo e di sollievo assieme: “Una foresta è luogo di trasformazione, una soglia da attraversare: al suo interno nascoste, ci sono ogni tipo di architetture magiche, templi, santuari, palazzi nascosti. Nella mia foresta che nasconde il Teatro Verde del futuro non ci sono più uomini, ma solo i loro oggetti senza vita: le lamiere di una macchina, un paio di occhiali, una scarpa”.
Fig. 4 - Still da video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio
Tutto questo ha il potere di interrogarci su cosa significhi oggi conservare, valorizzare e reinterpretare un patrimonio come quello dell’isola di San Giorgio, per cui tanto si spende da sempre la Fondazione Giorgio Cini. Ci impone un di più di immaginazione, che poi è un modo per stare nella straordinaria visionarietà del suo fondatore. Alla fine, passato e futuro sono più impastati di quanto possa sembrare.