Anche questo numero di Archeomatica mantiene il sottotitolo di ‘Tecnologie per i beni culturali’ e pone l’accento, sotto il profilo dell’innovazione strumentale, alla ricerca svolta sulla cultura, sottolineando come la tecnologia, al pari del linguaggio, sia essa stessa un prodotto culturale e un bene, materiale o immateriale, fruibile e, in quanto deperibile, individualmente protetto, che, prima di essere parte del patrimonio dell’umanità, ne sia evento. Il bene culturale, anche se non diventasse cultura, è la flagranza della fruizione nella creatività e contiene nella sua accezione l’irrinunciabile diritto allo studio di ogni democrazia, che afferma l’inclusione, al di sopra della condivisione, e con uno sguardo rivolto alle generazioni presenti e future, ma alla velocità di cambiamento della comunicazione tanto ‘on line’ quanto ‘on site’: imparare a leggere la realtà attraverso le sue lenti, comprese quelle digitali, che ora sono sempre più una grammatica e una sintassi appropriata alle lingue nazionali.
Un Ministero della Cultura che per la seconda volta in due decenni, perde la sua delega al Turismo, risorsa costante e competitiva dell’economia italiana, deve allinearsi, almeno nel nome, ai Ministeri della Cultura europei, anche a costo di pagare un prezzo che, in termini di burocrazia digitale, è molto elevato e rischia di rendere inutilizzabili le banche dati nel tempo implementate da tutte le comunità, scientifiche e no. Se ogni ministero europeo si occupa di Cultura, sottintendendovi il patrimonio nazionale, non certo schiva di patriottismo, quello italiano non deve perdere di vista la propria consistenza rappresentativa non soltanto nel campo della conservazione, ma anche del mercato d’arte e d’antiquariato, costantemente in crescita nel recente e meno recente passato, testato e non solo protetto, divulgato da tecnologie all’avanguardia. Che si voglia indebolire la soglia discriminante tra culture, diversità, culti, arti e mestieri, sport, giochi, usi e costumi e rendere, per così dire, più verde la letteratura grigia è innovazione che dovrebbe al contempo prevedere un’analisi dei costi preventiva di un cambio di denominazione, che per darsi un tocco di novità in un discorso antico come il mondo, anche monetario, non arrivi a ridurre il potenziale delle proprie macchine e a doverle, soltanto per un allineamento europeista, sostituire. Soprattutto in una fase di penuria collettiva, per non dire di analfabetismo, come quella attualmente attraversata, in cui anche il Ministero della Salute è perennemente oscillato a stabilire barriere di protezione, più di quanto quello dell’Istruzione non insegua più che programmare la conquista relativamente recente dell’obbligo formativo, che caratterizza la cittadinanza. Internazionale non significherebbe affatto meno italiano, così come la tecnologia per i beni culturali fondamentalmente non prescinda dall’impiego che ha e ha avuto in medicina, nel sistema bancario e amministrativo, nell’ecologia e nelle scienze della terra e dello spazio e che avrà ancora nell’industria di smaltimento dei rifiuti, possedendo più lingue e logiche identitarie, anche se non sempre evoluta alla capacità di ricezione propria all’intelligenza artificiale. L’avanzamento culturale italiano nella ricerca ha esperito e respinto lo sfruttamento dell’energia nucleare referendariamente e non dover sopportare ora il retaggio di costi di smaltimento della risorsa civile, al pari di quella bellica, è uno sviluppo economico innegabile che consentirebbe un tratto egemonico del prodotto interno, più che mai attinto ad una cultura che è stata anche del paesaggio, non sempre salvaguardato nei secoli e tutt’altro che risparmiato dalle catastrofi naturali e dalla distruzione del progresso antropico, smisurata nelle guerre, che è stata, cioè, ambientalista, in una parola dei beni culturali nel territorio. Può diventare ancora, in una transizione ecologica dolce per il nostro paese, al pari del lavoro, delle energie rinnovabili, dello sport, del bricolage, del computer, dello smartphone e non ultima dell’autocoscienza e perfino del viaggio, dello spettacolo e dell’ozio, informazione dei benefici della nostrana società del benessere, può diventare, cioè, emancipazione: l’erba del vicino, o del lontano, non è sempre più verde.
Buona lettura dalla Redazione!
EDITORIALE
Tecnologie per i Beni Culturali
di Francesca Salvemini
DOCUMENTAZIONE
6 Scansione laser 3D: tecnologia al servizio della tutela dei beni culturali
di P. Tiziana Caudullo
10 Sopra i luoghi sacri pagani i cristiani hanno costruito le loro chiese
di Simone Orlandini
14 Post-conflitto: valutazione dei Danni
di Laura Pecchioli
RESTAURO
20 Normative tecniche e BeniCulturali
di Ernesto Borrelli
28 HD SYSTEM: restauro conservativo per la chiesa di Santa Maria degli ottimati di Reggio Calabria
di Francesco Francini, Roberta Cavallari, Giuseppina Vitetta, Michelangela Vescio
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