Tra evoluzione normativa e buone pratiche: il Geoportale Nazionale per l’Archeologia (GNA)

Tra evoluzione normativa e buone pratiche: il Geoportale Nazionale per l’Archeologia (GNA)

Il GNA è l’hub di dominio che pubblica i dati esito di qualsiasi indagine archeologica o studio territoriale, attraverso una piattaforma open data, utilizzando uno standard condiviso a livello nazionale e applicativi open source per la consultazione e il riuso dei dati.

Negli ultimi anni l’evoluzione normativa, dettata da leggi nazionali o da contingenze di portata globale, come la pandemia da COVID 19, ha portato a una sempre più puntuale definizione del margine di azione dell’archeologia preventiva. In un ambito in cui i tempi destinati all’indagine archeologica durante la progettazione risultano compressi, diventa indispensabile poter esercitare un’azione mirata e efficace e, ancora più, disporre di una approfondita conoscenza del contesto su cui incidono i progetti.

Il Geoportale Nazionale per l’Archeologia costituisce uno strumento utile a supporto di tutti coloro che operano in questo settore, rendendo consultabili e liberamente riutilizzabili i dati archeologici raccolti nell’ambito di tutte le ricerche archeologiche svolte sul territorio. La sua utilità cresce ogni giorno, grazie alle recenti disposizioni che prevedono l’utilizzo del GNA quale standard per la consegna dei dati minimi di tutte le indagini archeologiche autorizzate o svolte direttamente da Soprintendenze o Parchi archeologici e le ricerche in regime di concessione.

Una carta archeologica dinamica

La progettazione del Geoportale Nazionale per l’Archeologia (GNA), attività centrale dell’Istituto Centrale per l’Archeologia (ICA), contribuisce a dare una risposta concreta alle problematiche sopra esposte. Il GNA può essere definito uno “hub di dominio” che consente di pubblicare online, in modalità Open data, gli esiti di qualsiasi ricerca archeologica. Il progetto, avviato nel 2019 nella forma di un censimento dei dati conservati presso gli archivi delle Soprintendenze, è entrato nel vivo delle procedure di archeologia preventiva a seguito della pubblicazione delle Linee guida approvate con il DPCM 14 febbraio 2022(Calandra 2023). Tale norma prevede il conferimento al GNA della documentazione raccolta nell’ambito dello “studio preliminare” di cui all’art. 25, c. 1 del D.Lgs 50/2016. La grande novità rappresentata dal GNA, in questa fase, era la possibilità di strutturare tutte le informazioni raccolte (dati d’archivio e bibliografici, fotointerpretazione, ricognizioni territoriali) all’interno di un unico “pacchetto di dati” strutturato sulla base di uno standard uniforme a livello nazionale e interoperabile con ICCD, mediante un applicativo GIS preimpostato, il cosiddetto template GNA. Non è questa la sede per entrare nel dettaglio delle tappe e delle caratteristiche progettuali, per cui si rimanda a contributi precedenti (il già citato Calandra 2023, Boi 2023 e Eadem 2024b); l’aspetto che qui si rileva è il fatto che, per la prima volta, il GNA concretizza il dettato delle precedenti linee guida in materia di archeologia preventiva, che erano state pubblicate nel 2012 e nel 2016 attraverso Circolari ministeriali (rispettivamente la Circolare 10/2012 dell’allora Direzione Generale per le Antichità e la Circolare 1/2016 dell’allora Direzione Generale Archeologia), predisponendo una piattaforma per la pubblicazione ad accesso aperto di tutti i dati raccolti nell’ambito degli studi territoriali redatti durante la fase preliminare delle procedure di archeologia preventiva. Una iniziativa volta a istituire un circolo virtuoso, per consentire l’accesso pubblico ai dati raccolti in archivio o su base bibliografica: fine ultimo, il potenziamento delle ricadute positive delle procedure di archeologia preventiva in termini di restituzione al pubblico delle conoscenze sul patrimonio culturale, secondo quanto già sancito genericamente dai princìpi dalla Convenzione di Malta.

Parole chiave: sostenibilità e…resilienza

La prima fase di adozione del sistema ha messo in evidenza sia le potenzialità che i limiti di questo approccio: le già citate linee guida del 2022 (tuttora vigenti, per quanto compatibile con il D. Lgs 36/2023, che oggi disciplina la materia degli appalti pubblici), riguardavano infatti solo la fase dello studio preliminare. Ne derivava, dunque, la costruzione di una carta archeologica alimentata sì progressivamente e costantemente, ma pur sempre carente dei dati più recenti. Per tale ragione, si è scelto di estendere lo standard GNA anche a tutte le fasi successive dell’archeologia preventiva (indagini geofisiche invasive e non invasive, saggi di scavo, fino agli eventuali scavi in estensione), ma anche a tutti gli altri interventi autorizzati o svolti direttamente dalle Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio e dai Parchi archeologici, come formalizzato da due Circolari del Ministero della Cultura (MiC) pubblicate nei mesi scorsi (DG ABAP n. 9/2024 e DGABAP-DG-MU n. 22/2024, https://gna.cultura.gov.it/wiki/index.php?title=Istruzioni_operative): scavi svolti nell’ambito dell’assistenza ai lavori, indagini territoriali o lavori di sintesi redatti in collaborazione con enti territoriali, ditte o professionisti del settore, ma anche ricerche svolte da tesisti o tirocinanti. Già dalla fine del 2019, invece, era stata disciplinata la raccolta secondo modalità standardizzate dei dati minimi delle ricerche svolte in regime di concessione da Università e altri enti di ricerca sul territorio italiano (DG ABAP-DG MU 47/2022, https://ica.cultura.gov.it/concessioni-di-ricerca/, su cui si veda anche Falcone 2023), anche in questo caso con l’obiettivo della pubblicazione sul GNA, all’epoca nelle sue fasi iniziali di progettazione.

Oggi si delinea, quindi, la possibilità di disporre finalmente di un quadro progressivamente sempre più esaustivo delle conoscenze archeologiche sul territorio italiano, aggiornato quasi in tempo reale grazie alla scelta di prevedere il caricamento dei dati direttamente da parte di coloro che li raccolgono sul campo e, pertanto, sostenibile sul piano economico e su quello della frequenza e delle modalità di aggiornamento. Quello della sostenibilità è stato un tema particolarmente sentito in fase di progettazione, e che ha portato, ad esempio, anche alla scelta di curare in particolar modo l’interoperabilità con gli altri progetti istituzionali attivi nella raccolta di dati archeologici su porzioni di territorio: il progetto RAPTOR attivo in Italia settentrionale (https://raptor.cultura.gov.it/), l’ArcheoDB dell’Emilia-Romagna (https://www.patrimonioculturale-er.it/webgis/) e da pochi giorni anche il SITAR di Roma (https://www.archeositarproject.it/). Altri progetti, nati in ambito specialistico e quindi non riconducibili allo standard GNA, svengono pubblicati in una sezione autonoma del portale, dedicata alle “altre banche dati” (https://gna.cultura.gov.it/mappa.html?sezione=altrebanchedati): a partire da qui, è possibile consultare dati con rilevanza topografica, ma schedati con modalità diverse, che l’utente può riportare su una scheda GNA elaborata ex novo, citandone il database di origine.

Un cenno, infine, alla sostenibilità del GNA sul piano dell’aggiornamento delle informazioni pubblicate: tutte le schede scaricate dal portale mediante il template GIS, possono infatti essere modificate dall’utente, con lo scopo di aggiornarle, correggerle, integrarle in tempo reale. La paternità di tali modifiche è registrata dal sistema (insieme al nome del primo autore) e le schede possono essere pubblicate, decorsi 30 giorni dall’invio, anche senza la validazione da parte del funzionario ministeriale (eventualmente esplicitata in un campo dedicato). Grazie a questo flusso di lavoro, in cui è particolarmente accentuato l’elemento collaborativo, il GNA può prendersi carico dell’intero “ciclo di vita” dei dati digitali, garantendo un flusso costante di aggiornamento (Fig. 1). Tale “dinamicità” si legge anche nell’adeguamento del modello dati e delle soluzioni applicative, che sono sempre svincolate dagli strumenti normativi che le prescrivono, tipicamente più statici (DPCM e Circolari ministeriali) e che quindi possono essere costantemente aggiornati e ottimizzati a seguito di nuove esigenze, anche sulla base di segnalazioni e proposte da parte degli utenti della piattaforma.


Fig. 1– Il “data lifecycle” nel Geoportale Nazionale per l’Archeologia. Elaborazione dell’Autore.

Da quanto fin qui esposto, si evince con chiarezza che oggi il GNA costituisce una carta archeologica dinamica del territorio nazionale. Le modalità di raccolta dei dati nella fase di censimento archivistico iniziale, i grandi progetti che hanno interessato il territorio negli ultimi anni e le altre contingenze legate a scelte di singoli uffici MiC, determinano la presenza di aree popolate in modo più denso e capillare e di altre coperte in modo più parziale.

Il lavoro da fare è ancora lungo, ma quanto fin qui elaborato costituisce la base per una conoscenza sempre più accurata del territorio e, soprattutto, può diventare un prezioso strumento di supporto alla tutela in una fase in cui, come detto in apertura, si tende a comprimere sempre di più i tempi concessi all’esecuzione delle indagini archeologiche preventive (Boi 2024a). Allo stato attuale, disporre di elementi conoscitivi dettagliati del potenziale archeologico prima (e indipendentemente da) uno specifico progetto è sicuramente una via che può aiutare a “stare nei tempi” imposti dalla legge. Purtroppo, in Italia non è esistita, fino ad oggi, una politica di elaborazione di carte archeologiche ad accesso aperto e su vasta scala, orientate non solo alla tutela puntuale ma ad una, seppur minima, conoscenza del “tessuto insediativo” antico nella sua complessità. In alcuni casi, ne rappresentano un tentativo gli strumenti di pianificazione paesaggistica elaborati dagli enti territoriali, ma sono purtroppo uno strumento che copre in minima parte il territorio nazionale ed è basato spesso su dati non aggiornati. Manca, quasi sempre, uno studio integrato da studi geo-morfologici e geo-pedologici, campagne di fotointerpretazione e indagini geofisiche, che potrebbe consentire una lettura globale del territorio e costituire la base per carte delle potenzialità archeologiche più affidabili anche a scala territoriale.

Questa è la principale linea di sviluppo nella quale si può espandere la progettazione del GNA, che in tal modo può diventare davvero, rispetto alle attuali criticità normative, uno strumento di resilienza: parola oggi abusata, ma qui calzante nella sua accezione di reazione alle criticità specifiche insite nell’attuale quadro normativo, cogliendo le potenzialità dei limiti imposti dalla contingenza.

 

 

Autore

Valeria Boi

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Istituto Centrale per l’Archeologia – ICA

ica.cultura.gov.it/

gna.cultura.gov.it/

 
Boi, V. (2024). Tra evoluzione normativa e buone pratiche: il Geoportale Nazionale per l’Archeologia (GNA). GEOmedia28(4). Recuperato da https://www.mediageo.it/ojs/index.php/GEOmedia/article/view/2023

Pre-abstract del Primo Convegno Nazionale in "Archeologia Preventiva: Teorie, metodi ed esperienze", Soriano nel Cimino 18-19 Ottobre 2024.

Leggi GEOmedia 28 (4) 2024 a questo link

 

Guarda il video del convegno

 

Guarda tutti quanti gli interventi del convegno (Link alla Playlist)

L’iniziativa, nata all’interno del Master di II livello in “Archeologia Preventiva e Gestione del Rischio Archeologico”, è promossa dall’Università degli Studi della Tuscia, il Ministero della Cultura (DG Musei, DG ABAP), ICA (Istituto Centrale per l’Archeologia), Italferr (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane) e Archeoimprese (associazione delle imprese archeologiche), SABAP Viterbo e Etruria Meridionale, in collaborazione con il Comune di Soriano nel Cimino, il Museo Civico Archeologico dell’Agro Cimino e l’Ente Sagra delle Castagne.

Scopri il Master di II livello in “Archeologia Preventiva e Gestione del Rischio Archeologico”

Contatti
Direttore: Prof. Salvatore De Vincenzo
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Coordinatore: Dott. Giancarlo Pastura
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Segreteria Master Archeologia Preventiva – Map
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