La stampa 3D riporta nei giardini di Pompei 28 statue decorative

La stampa 3D riporta nei giardini di Pompei 28 statue decorative

Ventotto statue decorative riprodotte con precisione, nei minimi dettagli, e collocate nei giardini delle ville di Pompei, dove un tempo si trovavano come elementi d’arredo. Anche questo è stato possibile grazie alla stampa 3D e alla stampante DeltaWASP 40 70, da un anno in dotazione del sito archeologico campano grazie alla collaborazione tra WASP e la Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.

Inizialmente la stampante è stata utilizzata per riprodurre i calchi dei corpi degli abitanti morti nell’eruzione del Vesuvio, testimonianze di frequente richieste all’estero ed esposte recentemente in Canada nella mostra  “Pompeii in the shadow of the volcano”, conclusasi a gennaio dopo un grande successo e afflusso di pubblico.

 

wasp pompei

 

La riproduzione delle statue decorative
Questo secondo intervento, volto alla riproduzione di opere d’arte, mostra ancor più chiaramente il ruolo innovativo e determinante della stampa 3D nell’ambito del restauro del patrimonio artistico e culturale. “In genere, le opere autentiche non possono restare all’esterno, all’aria aperta, in primo luogo a causa delle piogge acide e di altri elementi che le deteriorerebbero rovinosamente - spiega Giancarlo Napoli, direttore tecnico di Atramentum, azienda che ha curato l’operazione -. I pezzi originali delle ventotto statue che adornavano i giardini delle case di Octavio Quartio e di Marco Lucrezio sono esposti a Torino, ma adesso grazie alla riproduzione con la stampa 3D sono visibili nel loro luogo d’origine”.

Stampa 3D: precisione e alta definizione
Nonostante il materiale sia differente, non è affatto facile accorgersi che si tratta di copie. “Nessun visitatore lo nota”, conferma Napoli. “Negli interventi di restauro - continua il direttore tecnico - è preferibile utilizzare materiali diversi piuttosto che imitare la materia originale: nell’800 per i restauri si usava sempre il marmo, con il risultato che, dopo molti anni, non si distingue più la parte autentica da quella rifatta. Inoltre, le plastiche poliviniliche e le resine permettono una riproduzione ad altissima definizione, nel rispetto dei minimi particolari. Per fare un altro esempio, in questi giorni abbiamo riprodotto lo scheletro di un cranio del periodo sannita perforato a causa di una sorta d’intervento chirurgico, come si usava al tempo, al quale questo guerriero era sopravvissuto: il risultato è davvero soddisfacente, un lavoro molto bello”.

Il superamento delle normative sulla copia delle opere d’arte
Inoltre, la stampa 3D ha permesso di risolvere un grosso ostacolo sorto con l’introduzione di una nuova normativa ministeriale che vieta l’esecuzione di copie a contatto realizzate con gomma siliconica, dalla quale si ottiene un negativo da riempire poi con il materiale. “Un sistema che senza dubbio permette di ottenere copie identiche - spiega Napoli - ma che effettivamente rischia di rovinare gli originali a causa del contatto, in particolare nel momento in cui si stacca la gomma, e che per questa ragione è stato giustamente vietato. A questo punto la stampa 3D è l’unica alternativa possibile”.

Una galleria di immagini è riportata in fondo alla notizia.

 

Fonte: WASP (www.wasproject.it)

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