Preservare la prototipazione rapida: una questione complicata per gli artisti

Un'immagine dell'opera di Max Loomax "Out of the Calderon" creata con la prototipazione rapida
Carolien Coon, Boris Pretzel, Tom Lomax and Matija Strlič

Molte opere d’arte contemporanea sono in pericolo a causa del processo di rapidissima degradazione. NANORESTART – un progetto che sviluppa nanomateriali per proteggere e restaurare questo patrimonio culturale – ha creato un’opera d’arte stampata in 3D per testare i metodi di restauro.

La scultura stampata in 3D è stata disegnata dall’ingegnere-artista Tom Lomax – uno scultore e pittore che vive nel Regno Unito specializzato in sculture a colori stampate in 3D. Prendendo ispirazione dall’estetica delle opere d’arte dell’inizio del 20° secolo, la scultura è stata fatta usando processi di stampa in 3D allo stato dell’arte e si può scaricare gratuitamente.

“In quanto artista in precedenza non mi ero mai interessato dei problemi di conservazione dell’arte moderna e preferivo lasciare che fossero i sovrintendenti a occuparsi di queste questioni mentre io mi concentravo sul processo creativo. Ma mentre lavoravo a questo progetto con l’UCL ho cominciato a rendermi conto del fatto che gli artisti stessi hanno un ruolo fondamentale,” spiega Lomax.

La struttura è stata stampata usando le più comuni tecnologie di prototipazione rapida (PR), che stanno diventando popolari tra designer e artisti. Sarà uno strumento chiave per il team del progetto per testare in che modo queste strutture si deteriorano e trovare soluzioni per conservarle meglio.

Come osserva Caroline Coon, ricercatrice presso l’Istituto per il patrimonio sostenibile dell’UCL, “l’arte si sta trasformando a causa delle nuove tecnologie che cambiano rapidamente ed è quindi fondamentale anticipare i problemi di conservazione, piuttosto che reagire a essi, se vogliamo conservare le nostre migliori opere per le generazioni future. Questo progetto di ricerca sarà vantaggioso sia per gli artisti che per gli accademici – ma in definitiva è nel migliore interesse del pubblico associare arte e scienza per conservare le opere.”

Il team di NANORESTART ha sottoposto l’opera d’arte a test accelerati, scoprendo che molte tecnologie di stampa in 3D usano materiali che si deteriorano molto velocemente. Questo è vero soprattutto per i polimeri, i quali hanno ottenuto soltanto recentemente lo status di patrimonio culturale e quindi non si ha praticamente esperienza della loro conservazione.


Conservare o no: una questione complicata per gli artisti

Gli esperimenti erano parte di un articolo dell’UCL intitolato “Preserving Rapid Prototypes: A Review” (Conservare prototipi rapidi: una recensione), pubblicato alla fine di novembre su Heritage Science. In questa recensione, Caroline Coon e il suo team hanno esaminato criticamente le tecnologie più comunemente usate per contrastare il degrado dei materiali, osservando che “per conservare opere d’arte PR è necessario capire il processo di creazione, le diverse tecnologie coinvolte, i materiali usati e le loro proprietà chimiche e meccaniche.”

Accanto ai problemi tecnici, l’articolo dà voce anche alle preoccupazioni degli artisti, in particolare l’importanza del manufatto originale e il dibattito circa l’opportunità di prevenire il processo di deterioramento delle opere d’arte. Anche se la conservazione digitale di queste opere potrebbe prevenirne il deterioramento e permettere di stampare su richiesta i disegni, alcuni artisti sostengono che il manufatto originale è in effetti quello che ha valore artistico perché si riferisce a uno specifico tempo e spazio. Dall’altra parte, alcuni artisti comprendono e accettano il naturale deterioramento della loro arte in quanto parte del suo fascino.

Con ancora due anni prima della sua conclusione, NANORESTART indubbiamente produrrà risultati, risorse e riflessioni di valore sia per i sovrintendenti che per gli artisti. I nanomateriali che si propone di sviluppare porteranno l’UE in prima linea in un mercato della conservazione il cui valore è stimato in circa 5 miliardi di euro l’anno.

(Fonte: Cordis Europa)

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