I Bronzi di Riace ed il Museo di Reggio Calabria

I Bronzi di Riace sono tornati “a casa” nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria dopo quattro anni di “esilio”, come si suol dire. In realtà, stavano belli comodi nella sede del Consiglio regionale della Calabria, in una sala climatizzata tutta per loro, e distesi sui lettini di restauro che per loro sono forse meglio delle basi antisismiche attuali, dove devono stare in piedi. Però finalmente tutti li potranno ammirare a dovere, dopo quattro anni: girarvi attorno, analizzare ogni particolare. Tutti chi? Chi andrà al Museo di Reggio Calabria, o a Milano per l’Expo 2015?

Ebbene sì, persino in questo momento trionfante e cruciale per il futuro del Museo e di Reggio tutta, proprio ora che si dovrebbe fare dei Bronzi e del Museo una scommessa forte e utile per la città, è tornato il tormentone dei Bronzi in viaggio. Si è ripetuta la solita storia che a Reggio li vedono in pochi mentre altrove ci sarebbe la fila. A Milano, per esempio, che nel 2015 sarà una vetrina mondiale. E se col viaggio si dovessero acciaccare, poco importa: è il prezzo da pagare per la fama e gli incassi planetari. Peccato che i tecnici dell’ISCR abbiano ribadito all’infinito che i Bronzi sono fragili, specie il Bronzo B che ha gravi lesioni al torace e alle gambe. E dopo l’ultimo restauro che ha tolto ogni possibile residuo della terra di fusione, sono ancora più fragili. Inoltre sono più grandi di quei 2 metri che secondo le convenzioni internazionali è la dimensione massima consentita per far viaggiare le opere bronzee. Chi è grande, sta a casa.

Ma il partito dei viaggi pare non curarsi di queste regole auree, e continua a fantasticare dopo aver tentato di portarli ad Atene e New York, Firenze e la Maddalena: praticamente in tutto il mondo e persino in crociera nel Mediterraneo sulla Amerigo Vespucci. Pare addirittura che i “viaggiatori” riescano a piegare il parere dei tecnici al proprio volere, come accadde quattro anni fa quando, con la chiusura per ristrutturazione del Museo, si disse che i Bronzi dovevano andare necessariamente a Roma per essere restaurati nella sede dell’ISCR. Allora tutta la città di Reggio insorse, per non lasciarsi strappare il proprio tesoro più grande, e il Comitato cittadino “per la valorizzazione e la tutela dei Bronzi di Riace e del Museo nazionale della Magna Grecia” seppe imporsi con forza. Al punto che si venne poi a più miti consigli e i Bronzi furono trasferiti e restaurati nella sede del Consiglio regionale, con uno spettacolare restauro a porte aperte che attirò più visitatori dei 130.000 annui al Museo. Dimostrando così che anche a Reggio, se si vuole, tutto si può fare.

Non è poi esagerato dire che, se oggi si inaugura la sala dei Bronzi, è anche per merito del Comitato e in genere di una società civile reggina molto attiva, attenta e tempestiva nell’incalzare le istituzioni. Gente che non accetta di rimanere l’estrema e dimenticata punta d’Italia, sempre più svilita e depredata, sempre più irraggiungibile con ogni mezzo di trasporto. Gente che non ha gli strumenti per ribaltare la situazione ma tallona con costanza chi invece quelli strumenti possiede. Hanno insistito perché i lavori non si fermassero quando si esaurì il budget messo a disposizione per le celebrazioni del Centocinquantenario dell’unità d’Italia (17 milioni di euro. Ricordiamoci: si era detto che il Museo avrebbe riaperto i battenti nel 2011); infatti poi sono spuntati i fondi Cipe (6 milioni) e altri fondi europei messi a disposizione dalla Regione (5 milioni). È stata ancora del Comitato la proposta di aprire la sala dei Bronzi prima del completamente dell’intero Museo. Per vedere finalmente i Bronzi al loro posto, ma anche per fare un passo significativo verso la riapertura del Museo tutto.

Le rassicurazioni, infatti, non sono parse sufficienti. Si è parlato di una riapertura entro la prossima estate, ma di fatto i lavori per l’allestimento sono ancora arenati. E anche sui possibili viaggi dei Bronzi il Comitato è molto attento, benché sia la soprintendente Bonomi che il ministro Bray abbiano affermato che difficilmente si muoveranno da lì. Come buona regola, i cittadini di Reggio non credono più alle parole ma solo ai fatti. Che non si dovrebbero limitare al Museo perché nessuno crede che da solo possa cambiare il volto di una città dai mille noti problemi. Ma la riapertura del Museo splendidamente rinnovato, con i Bronzi sua grande attrattiva (ma non l’unica), potrebbe offrire l’occasione per una reale inversione di rotta proprio in vista dell’Expo 2015. Creando per allora una città accogliente, infrastrutture per portare e accogliere i turisti, e una politica del turismo seria e programmata. Il Museo è diventato perciò un simbolo delle sorti della città, e un po’ di tutto quel Sud dello stivale privato da sempre di tutto. Finché starà il Museo starà Reggio, quando cadrà il Museo cadrà anche Reggio, e quando cadrà Reggio cadrà tutto il Sud.

La posta in gioco è dunque alta: evitare che i Bronzi diventino gli ennesimi emigranti da una terra che non dà nulla, gli ennesimi tesori depredati a chi non li sa tenere a sé. È in gioco, proprio in vista dell’Expo 2015, il varo di scelte politiche per tutto il territorio nazionale, e non a privilegio di alcuni e detrimento di altri. Per questo il Comitato invita tutti gli italiani a firmare la petizione redatta a seguito dell’incontro pubblico avvenuto a Roma l’11 dicembre scorso con la presenza significativa dell’ex magistrato Gherardo Colombo: “l’idea di portare i Bronzi altrove pare un’ulteriore spoliazione di un territorio già troppo sofferente” ha dichiarato. E ancora: “E’ importante che le persone siano invogliate ad andare a Reggio la ‘città dei Bronzi’. Se però i Bronzi si possono vedere anche altrove, allora Reggio perde la sua attrattiva mentre è importante promuovere la città. Reggio è una città che ha problemi seri. Per contrastarli, bisogna attirare in città una presenza qualificata di persone interessate alla cultura, e questo può avvenire anche e soprattutto attraverso il Museo della Magna Grecia”.

Anche il giornalista e scrittore Pino Aprile ha subito sposato la causa. Sulla sua pagina facebook, dice in tono semiserio che si potrebbe pensare per assurdo di mandare i Bronzi a Milano, se è vero che lì li vedrebbe più gente, ma a patto che Milano venga posta nelle medesime condizioni di Reggio Calabria: no treni ad alta velocità, no autostrade tranne una sempre malandata, aerei carissimi e voli sempre più ridotti. “Poi contiamo i turisti che vanno a vedere i Bronzi a Milano... Stesse condizioni e stesse opportunità: questo comportano equità e reciprocità. Se no, è altro; è: ti piace vincere facile…”.

E' possibile sottoscrivere la petizione a questo link.

 

Cinzia Dal Maso

 

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