Virgil Academy e Baylor University alla guida della scoperta etrusca di San Giuliano: una tomba sigillata riemerge dopo 2600 anni

Virgil Academy e Baylor University alla guida della scoperta etrusca di San Giuliano: una tomba sigillata riemerge dopo 2600 anni
Nel cuore della necropoli etrusca di San Giuliano, a Barbarano Romano, si è aperto quest’anno un capitolo archeologico di grande rilievo:
un’operazione di scavi, guidata dall’ente filantropico Virgil Academy di Gianni Profita (Rettore dell’Università UniCamillus), e dalla Baylor University rappresentata dal Professor Davide Zori, ha riportato alla luce una tomba sigillata, intatta da oltre 2600 anni.

Il corredo comprende circa 75 vasi ceramici decorati, un bacile in bronzo, fibule in bronzo e ferro, due punte di lancia, fermatrecce in argento, una fuseruola, un copricapo in cuoio e perle in pasta vitrea. Questi ornamenti rituali offrono una rara finestra sul mondo funerario etrusco.

«Naturalmente una tomba sigillata presenta sfide tecniche e logistiche ben più complesse rispetto a una tomba già aperta – spiega Zori – I contesti sigillati possono contenere oggetti estremamente delicati, come tessuti, ossa, metalli e ceramiche con decorazioni pittoriche, che per oltre due millenni non sono stati esposti all’aria. La tomba D15-005 (così l’abbiamo denominata nel nostro sistema di catalogazione) era sigillata da un grande blocco di tufo scolpito che pesava diverse tonnellate. Spostare quel blocco senza danneggiarlo ha richiesto un’escavatrice meccanica e molta cautela».

Il progetto ha potuto contare su una combinazione di metodi tradizionali e strumenti digitali modernissimi. «Prima di aprire la tomba, abbiamo usato una telecamera telescopica per esplorarne l’interno, confermando che fosse intatta e valutando la presenza di materiali deperibili – continua Zori – Ogni fase dello scavo ha richiesto strumenti specifici, da escavatori meccanici e pennelli, fino a prodotti chimici per la conservazione e un laboratorio preparato per il trattamento degli oggetti».

L’uso delle tecnologie digitali ha rappresentato un elemento chiave del lavoro: dalla fase di individuazione alla documentazione, la squadra della Baylor University ha impiegato GPS, GIS, radar a penetrazione del suolo, LiDAR, laser scanning e fotogrammetria. «Questi strumenti ci hanno permesso di mappare con estrema precisione la necropoli e la tomba stessa, documentando in dettaglio la posizione di ogni reperto. Per un contesto unico e intatto come D15-005, la massima documentazione è indispensabile» spiega l’archeologo.

Per caratterizzare i materiali trovati, è stato utilizzato uno strumento portatile di fluorescenza a raggi X, che ha rivelato la composizione chimica di oggetti metallici, ceramiche e altri reperti. Anche una telecamera a sonda ha esplorato l’interno del tumulo prima dell’apertura vera e propria, permettendo una preparazione accurata della squadra di scavo.

Quanto alle analisi future, Zori illustra un piano molto articolato. «Oltre alle consuete analisi archeologiche, faremo galleggiare il contenuto dei 74 vasi per recuperare semi, resti di insetti e micro-artefatti. Le ceramiche saranno analizzate chimicamente per capire se siano state prodotte localmente o addirittura in Grecia. Per gli oggetti in metallo, uniremo l’analisi stilistica ai dati di fluorescenza. Infine, condurremo studi di aDNA, isotopi e datazioni al radiocarbonio sulle ossa degli individui sepolti nella tomba».

Il progetto è stato reso possibile dalla Virgil Academy, titolare dello scavo ininterrottamente dal 2016. «La Virgil Academy ha fornito supporto logistico, assistenza tecnica e intermediazione con le istituzioni italiane, come la Soprintendenza» dice Zori.

Fondata nel 2015 da Gianni Profita, Virgil Academy è un ente filantropico che mira a facilitare la cooperazione tra università straniere e il patrimonio archeologico italiano, agendo come piattaforma culturale, logistica e istituzionale. Il suo ruolo non si limita all’organizzazione, ma si estende alla creazione di contesti formativi e scientifici di altissimo livello: un esempio concreto di come l’Italia possa diventare laboratorio aperto per la ricerca internazionale.

Prof Zori e Prof Profita

«La nostra ambizione è quella di creare condizioni reali e strutturate per una cooperazione scientifica che valorizzi pienamente il patrimonio italiano e, al contempo, offra ai partner stranieri un modello operativo efficace, in grado di superare le barriere burocratiche e logistiche che spesso ostacolano la ricerca sul campo» afferma Gianni Profita, fondatore e Presidente della Virgil Academy.

«Questa sinergia tra università internazionali ed enti locali è un modello virtuoso per l’archeologia italiana, che permette di rispettare le priorità di tutela del patrimonio pur promuovendo ricerche interdisciplinari di alto livello» gli fa eco Zori.

«San Giuliano è un esempio perfetto di come anche luoghi meno noti del nostro patrimonio possano diventare laboratori di rilevanza scientifica e motori di rinascita culturale – spiega Profita – Progetti come questo dimostrano che è possibile attrarre investimenti culturali seri anche fuori dai grandi centri, purché si costruiscano alleanze strategiche fondate su competenza, visione e rispetto del territorio».

Entro un anno, tutti gli oggetti della tomba saranno esposti al Museo delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano, insieme a mappe e documentazioni dettagliate, disponibili per studiosi e appassionati. Inoltre, una volta pubblicati i risultati, sarà creato un archivio ad accesso aperto per favorire la condivisione delle informazioni.

Il Rettore Profita sottolinea anche la dimensione educativa e sociale dell’iniziativa:
«Per Virgil Academy, il valore di un progetto come questo non si esaurisce nella scoperta archeologica, per quanto straordinaria: ogni operazione di scavo è anche un’occasione formativa per studiosi provenienti da tutto il mondo, nonché un’opportunità per rafforzare il legame tra comunità locali e patrimonio culturale. Non c’è futuro per la cultura se non si semina consapevolezza e partecipazione».

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