Uno studio internazionale guidato da Università di Firenze e dall’Ateneo di Roma “La Sapienza”, evidenzia che l’Uomo di Altamura è vissuto circa 150mila anni fa. Il progetto iniziato nel 2009 grazie alla collaborazione tra i due atenei italiani e le autorità locali e la Soprintendenza Archeologia della Puglia e sono state pubblicate sul Journal of Human Evolution con un articolo dal titolo“The Neanderthal in the karst: First dating, morphometric, and paleogenetic data on the fossil skeleton from Altamura- Italy”).
Secondo tali ricerche lo scheletro fossile di Altamura scoperto nel 1993 nella grotta carsica di Lamalunga, nei pressi dell’Alta Murgia in Puglia "presenta caratteristiche morfologiche e paleogenetiche che lo identificano come appartenente alla specie Homo neanderthalensis. La stessa ricerca lo colloca cronologicamente in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130 mila anni, dunque in una fase antica dell'esistenza di questa specie umana estinta".
Il gruppo di ricerca ha prelevato dalla grotta, in condizioni di massima sicurezza e sterilità, una parte di osso, un frammento di scapola, relativo alla porzione della spalla.
Le informazioni ottenute mediante le analisi di DNA prelevato hanno permesso di confermare che l’Uomo di Altamura era un Neanderthal, specie vissuta in tutta Europa tra almeno 200 mila e circa 40 mila anni fa. Questo DNA risulta oggi il più antico dato paleogenetico per i Neanderthal.
"Le datazioni eseguite sul campione e su vari frammenti di stalattiti con la tecnica dell’Uranio-Torio hanno indicato che il sistema carsico di Lamalunga ha iniziato a essere attivo prima di 189 mila anni fa e che le formazioni calcitiche stratificatesi sulle rocce e sullo scheletro umano hanno iniziato a deporsi fra 172 e 130 mila anni fa, nel pieno della penultima glaciazione quaternaria. Per quanto esistano in Europa e nel Vicino oriente diversi campioni fossili riferibili a Homo neanderthalensis, nessuno può eguagliare per grado di completezza e stato di conservazione il reperto pugliese.
David Caramelli, ricercatore del Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica del Dipartimento di Biologia di Firenze, con la ricercatrice Martina Lari, ha commentato dicendo che “I risultati dell’analisi paleogenetica hanno registrato la presenza di DNA endogeno, anche se altamente frammentato. Questi primi dati genetici permettono, fra l'altro, di considerare lo scheletro di Altamura come il più antico Neanderthal da cui siano state estratte porzioni di materiale genetico (mtDNA) e dunque un ottimo candidato per analisi genomiche di grande interesse”.
Ulteriori informazioni sull’Uomo di Altamura
L’Uomo di Altamura fu scoperto da un gruppo di speleologi del CARS (gruppo speleologico di Altamura) che portarono alla conoscenza della comunità scientifica, insieme ai ricercatori dell'Università di Bari, un autentico tesoro paleontologico, un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti. Le gocce di calcare negli anni hanno ricoperto e protetto fino ai giorni nostri i resti umani, ritrovati alla fine di un'angusta galleria. Le parti dello scheletro sono distribuite su un'area allungata e ristretta e ricoperte da un rivestimento calcareo che spesso assume l'aspetto di formazioni coralliformi. Il cranio appare rovesciato e parzialmente inclinato a sinistra, dove è ben visibile buona parte della faccia, le orbite e parte del cranio neurale.
Fonte: UNIFI