La tecnica della Ricostruzione Facciale Forense, FFR (acronimo inglese di Forensic Facial Reconstruction), permette di ricostruire i lineamenti del volto partendo dalla morfologia di un cranio umano. Il metodo, già teorizzato da Hermann Welcker e Wilhelm His alla fine del XIX secolo, ha trovato applicazioni in campo storico e archeologico soprattutto grazie all’opera del russo Mikhail Mikhaylovich Gerasimov che, a partire dagli anni 30 del XX secolo, diede un forte impulso alla disciplina. E’ solo con la recente informatizzazione delle scienze mediche, però, che le tecniche ricostruttive hanno raggiunto un buon livello di approssimazione, verificabile attraverso blind test (test alla cieca) su individui viventi.
Il flusso di lavoro standard di un tipico progetto ricostruttivo mediante FFR prevede una serie di operazioni che prendono avvio da alcuni studi preliminari sui resti umani (scheletrici o mummificati), finalizzati ad inquadrarne il contesto a livello storico e archeologico (una cronologia di massima, l’ambito culturale dell’individuo, il suo status sociale, ecc...) e a ricavare le informazioni minime sul piano dell’antropologia fisica. Queste informazioni antropologiche di base, infatti, indirizzeranno le successive fasi tecniche. Si tratta, in sostanza, di determinare il sesso, l’ascendenza (l’appartenenza a determinati gruppi umani1) e l‘età alla morte dell’individuo sotto esame. Un studio più approfondito, inoltre, viene riservato all’individuazione di eventuali traumi o malattie subite in vita, da distinguere rispetto a fratture o altre anomalie post mortem.
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