L’Austrian Science Fund ha recentemente sviluppato il progetto interdisciplinare “Between Land and Sea” con il fine di studiare la regione di Chekka, in Libano, attraverso un nuovo metodo che combina nuove tecnologie e diverse modalità di studio, dall’approccio geologico, a quello geomorfologico e paleoambientale. Lo scopo è quello di identificare i resti archeologici della regione di Chekka (Libano), una regione in cui l’attività archeologica si è potuta concentrare solo a partire dagli anni ’90, dopo la fine della guerra civile. Per registrare la topografia di quest'area è stata condotta la prima acquisizione di dati LiDAR aviotrasportati ad alta scientificità in Libano e un recente articolo pubblicato su Open Archaeology illustra questo lavoro e le tecnologie utilizzate.
Le fonti antiche ci indicano che il Libano era abitato già dal IV/III millennio a.C., e ancora prima fin dal Neolitico, e che le numerose città e popolazioni locali erano in contatto con i grandi imperi del Vicino Oriente e con l’Egitto faraonico. Tuttavia ancora poco si conosce su molte regioni di questo paese, a causa della guerra civile che lo infiammò tra il 1975 e il 1990, e tra queste vi è la regione tra Ras Chekka ed Enfeh, sulla costa libanese. Si tratta di un’area che copre circa 300 km2, tra le città di Biblo, Tripoli e Baalbek.
Nell’autunno del 2018, l’area è stata monitorata con un Riegl VP-1 Helicopter Pod System, in cui era incluso un VUXSYS LR laser scanner, un’unità di montaggio inerziale (IMU), un sistema di navigazione satellitare globale (GNSS) e due fotocamere Sony Alpha 6000. Le immagini venivano trasmesse direttamente a un computer in tempo reale tramite un hardbook installato sull’elicottero. I dati ottenuti sono stati poi elaborati tramite un Digital Terrain Model (DTM) e successivamente sono stati analizzati con calcoli spaziali per individuare insediamenti antichi e tracce di altre strutture antropogeniche. Per questo è stato utilizzato un nuovo strumento, l’algoritmo Mound (iMound) (precedentemente utilizzato solo nel 2016 per rilevare le sepolture a tumulo nel Regno di Tonga) e per individuare rilievi geologici con un minimo di altezza (1 m) e un massimo di area (8 ettari) che possano indicare, ma non per forza, la presenza di un sito archeologico. I risultati dell’iMound sono infatti basati su caratteristiche prettamente geomorfiche che devono essere ulteriormente classificate in base ai parametri individuati dagli archeologi, tra cui la disponibilità di risorse idriche, la visibilità e la forma del rilievo.
Questo Progetto ha ottenuto un database ottimo per le investigazioni archeologiche della regione di Chekka, che ha individuato tramite algoritmi quattro nuovi probabili siti e una rete di percorsi con il villaggio di Kfar Hazir come una sorta di nodo stradale. I risultati sono ancora in forma preliminare ed indagini archeologiche dovranno confermarli o meno, ma è indubbio che l’importanza principale di questo lavoro stia nella sperimentazione e sviluppo di nuovi metodi che possano aiutare a comprendere in maniera totale questi territori, offrendo all’archeologo una visione sovradimensionale che un tempo avremmo pensato fosse solo da supereroi.
Fonte: (Researchgate.net)