Una recente ricerca di studiosi danesi e statunitensi prova che l’avvelenamento da libri è una possibilità reale e vanno intraprese azioni a tutela della salute di bibliotecari e lettori.
Il pensiero non può che andare all’ultima copia rimasta del secondo libro della Poetica di Aristotele nel romanzo Il nome della Rosa di Umberto Eco. Un libro pericoloso quello di Aristotele non solamente perché trattava della commedia e del riso ma perché i bordi delle sue pagine erano stati cosparsi di veleno da Jorge il monaco benedettino cieco e apocalittico, vero dominus della biblioteca labirintica del monastero immaginario, in modo da uccidere ogni malcapitato lettore. Nella fantasia di Eco sarà proprio il monaco veneficatore però a strapparne e divorarne alla fine le pagine in modo che nessuno potesse più leggerlo.
Eppure ora una recente ricerca prova che l’avvelenamento da libri è una possibilità reale. Il fascino dei vecchi libri, l’incanto di una vecchia biblioteca? Per quanto possa sembrare strano, i libri possono effettivamente essere tossici - anche mortali – se contengono i pigmenti sbagliati per chi li legge e vive parte delle sue giornate in biblioteca per studio o lavoro.
La ricerca è stata pubblicata su Heritage Science volume 7 (2019) con il titolo “Poisonous books: analyses of four sixteenth and seventeenth century book bindings covered with arsenic rich green paint”..
Gli autori sono un gruppo di ticercatori (Thomas Delbey, Jakob Povl Holck, Bjarke Jørgensen, Alexandra Alvis, Vanessa Haight Smith, Gwénaëlle M. Kavich, Kimberly A. Harmon, Bertil Fabricius Dorch & Kaare Lund Rasmussen) del Cultural Heritage and Archaeometric Research Team (CHART) e della biblioteca dell’University of Southern Denmark , della Library of Natural History e del Preservation Services Dept delle Smithsonian Libraries, Smithsonian Museum Conservation Institute , del Smithsonian Office of Safety, Health, and Environmental Management, e della Newtec Engineering .
La questione oggetto di indagine scientifica è nota da alcuni anni dopo la scoperta incidentale che tre libri rari, stampati tra XVI e XVII secolo, riguardanti vari argomenti storici, posseduti dalla biblioteca dell'Università del sud della Danimarca contengono grandi concentrazioni di arsenico sulle loro copertine. La ricerca ha recentemente sottoposto ad analisi sofisticate i tre libri conservati presso la Biblioteca universitaria della Danimarca meridionale aggiungendone un quarto presso le Smithsonian Libraries di Washington DC.
Inizialmente, basandosi solo su µ-XRF in Danimarca, è stato ipotizzato che la vernice potesse forse essere verde smeraldo (Cu (CH3COO) 2 • 3Cu (AsO2) 2), adesso il recente articolo corregge le prime conclusioni.
In origine l’indagine scientifica era scaturita da esigenze diverse dalla ricerca di eventuali veleni. A interessare i bibliotecari era la possibilità di ritrovare frammenti di manoscritti medievali, vecchie pergamene frequentemente riciclate dai rilegatori di libri europei del XVI e XVII secolo.
Ed effettivamente le rilegature dei libri esaminati erano costituite da antichi testi in latino difficili da leggere a causa di un ampio strato di pittura verde.
L’idea iniziale era stata pertanto quella di utilizzare la spettrofotometria micro XRF per evidenziare concentrandosi su alcuni elementi chimici dell'inchiostro sottostante, come ferro e calcio, le lettere più leggibili.
Con grande sorpresa si scopriva invece che lo strato di pigmento verde brillante era arsenico. Questo elemento chimico è tra le sostanze più tossiche al mondo e l'esposizione, che non diminuisce nel tempo, può portare a vari sintomi di avvelenamento (nausea, diarrea, alterazioni cutanee e irritazione dei polmoni), sviluppo di cancro e certamente anche alla morte.
L'avvelenamento da arsenico si verifica principalmente attraverso l'ingestione (diciamo, leccandosi il dito e girando la pagina di un libro contaminato, gesto tipico del lettore avido), ma parte del veleno può anche penetrare toccando il libro e l'inalazione. Poiché è insipido e inodore, l'arsenico è stato usato come veleno per migliaia di anni.
L'arsenico (As) è un metalloide onnipresente in natura, in genere combinato con altri elementi come carbonio e idrogeno, e prende il nome di arsenico organico. L'arsenico inorganico può presentarsi sia in forma metallica pura che in composti. E’ la variante più dannosa.
Il pigmento di arsenico - una polvere cristallina - è facile da fabbricare ed è stato comunemente usato per molteplici scopi, specialmente nel XIX secolo. Le dimensioni dei grani in polvere influenzano il viraggio del colore, come si vede nelle pitture ad olio e nelle lacche. I grani più grandi producono un verde più scuro distinto, i grani più piccoli un verde più chiaro. Il pigmento è noto soprattutto per l'intensità del colore e la resistenza allo sbiadimento.
In un primo tempo come si è detto si pensava che il pigmento verde contenente arsenico trovato sulle copertine del libro fosse il verde Parigi, il rame (II) acetato triarsenite o il rame (II) acetoarsenite Cu (C₂H₃O₂) ₂ • 3Cu (AsO₂) ₂. Ovvero un popolare pigmento vittoriano prodotto in serie chiamato Paris Green o "verde smeraldo". A causa delle sue accattivanti sfumature verdi, simili a quelle della popolare gemma, il verde di Parigi era popolare tra i pittori del XIX secolo e per motivi estetici usato nelle rilegature dei libri. Naturalmente, il contatto continuo della pelle con la sostanza comporta l’insorgere dei sintomi da esposizione.
Quindi non solamente libri ma anche quadri, francobolli , abiti e carta da parati velenosa. In determinate circostanze, i composti dell'arsenico, come gli arsenati e gli arseniti, possono essere trasformati dai microrganismi in arsina (AsH₃), un gas altamente velenoso con un odore distinto di aglio. E’ questo forse all'origine della morte inspiegabile ma nota di molti bambini nelle loro camere da letto dagli sfondi vittoriani verdi. Finalmente dalla seconda metà del XIX secolo si prese consapevolezza degli effetti tossici della sostanza e la variante dell’arsenico smise di essere usata come pigmento finendo per essere usata frequentemente come pesticida in agricoltura. Solamente a metà del 20 ° secolo anche l'uso nei terreni agricoli è stato gradualmente eliminato. E’ forse però la capacità dell’arsenico di proteggere i libri da insetti e parassiti all'origine del suo uso nelle rilegature e nelle copertine più che le ragioni estetiche.
Le caratteristiche venefiche di questi libri sono state rilevate grazie a una serie di analisi. Le elenchiamo rimandando ovviamente all’articolo. La microscopia ottica innanzitutto. Le immagini ottiche sono state registrate in luce polarizzata usando un microscopio Axioscope Zeiss dotato di una telecamera a colori Axiocam 105. La spettrometria di massa con plasma accoppiato induttivamente e ablazione laser (LA-ICP-MS). L'ablazione laser (LA) è stata eseguita con un CETAC LXS-213 G2 equipaggiato con un laser NdYAG operante alla quinta armonica ad una lunghezza d'onda di 213 nm. spettrometria di massa con plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS) sono state condotte utilizzando un Bruker Aurora M90 dotato di un generatore di frequenza RF corrispondente. Per le misurazioni della spettrometria di microfluorescenza a raggi X a dispersione di energia (μ-XRF), tecnica di analisi non distruttiva ampiamente utilizzata in archeologia e storia dell'arte, è stato utilizzato un ARTAX-800 µ-XRF prodotto da Bruker-Nano. La calibrazione assoluta delle concentrazioni è stata eseguita con il metodo Direct Calibration from Count Rates (DCCR) . La diffrazione dei raggi X (XRD) eseguita usando un diffrattometro PANalytical X’Pert PRO MPD (PW3050 / 60) con radiazione Cu Kα come sorgente (λ = 1,54 Å) e un rivelatore PIXcel3D. Laspettroscopia di scattering Raman con misurazioni condotte utilizzando un microscopio Raman Thermo Scientific DXR dotato di un laser a 633 nm e un obiettivo 10 ×. La spettrometria di massa. E poi la raccolta di campioni d'aria per il particolato di arsenico (inorganico) e il vapore di triossido di arsenico per determinare l'esposizione del personale di biblioteca rispetto ai parametri limite e per fornire informazioni per lo sviluppo di protocolli di conservazione e gestione adeguati.
I risultati mostrano che i pigmenti verdi usati in tutti e quattro i casi sono caratterizzati da una miscela di orpimento giallo (As2S3) e indaco blu (C16H11N2O2). Questo tipo di miscela per il colore verde è menzionata nel famoso trattato sulla pittura in volgare Libro dell'arte scritto da Cennino di Andrea Cennini nella prima metà del XV secolo che mette anche in guardia più volte sulla tossicità dell'orpimento usato nel pigmento giallo, in particolare qualora venisse ingerito.
Sebbene i libri siano stati stampati in diversi luoghi in Europa - Basilea, Bologna e Lubecca - gli stili delle loro rilegature indicano che probabilmente erano rilegati nella stessa regione nello stesso periodo. È inoltre probabile che abbiano acquisito la loro vernice ricca di arsenico come parte del processo di rilegatura dei libri.
Il destino dei volumi riscontrati velenosi? Le biblioteche li conservano in scatole di cartone separate con etichette di sicurezza in armadi ventilati. In programma c’è ovviamente la loro digitalizzazione per ridurre al minimo la manipolazione fisica.
Rimangono certamente aperte le questioni relative alla tossicità e i problemi di salute per il personale delle biblioteche, i conservatori e i ricercatori che si avvicinano non solamente a questi libri ma anche a altri antichi che potrebbero contenere sostanze nocive per la salute rappresentano un rischio se maneggiati con noncuranza o senza protezione.
E’ auspicabile come sottolineano gli autori che le biblioteche intraprendano test chimici su volumi sospetti o comunque adottino le precauzioni suggerite nell'articolo.