Stati Generali della Cultura, il nostro report

Foto NapolitanoGiovedì 15 novembre 2012 si sono svolti, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, gli “Stati generali della Cultura”. L’evento, organizzato da Il Sole24Ore, ha messo al centro della sua attenzione la relazione tra sviluppo economico e cultura nel nostro paese. La giornata si è articolata in momenti distinti: da una parte l’analisi dello stato attuale della cultura dove si è rimarcata l’importanza e la necessità urgente di azioni a tutela del settore culturale, potenziale motore di crescita e ripresa economica per il nostro paese; dall’altra problemi e criticità e soluzioni pratiche, immediate e a lungo termine, anche a costo zero. 

Eravamo presenti anche noi di Archeomatica e abbiamo voluto raccogliere le riflessioni più importanti della giornata.


Dopo la presentazione e ricostruzione storica del concetto di cultura e di patrimonio artistico da parte di Giuliano Amato, oggi Presidente dell’Enciclopedia Italiana Treccani, e di Vincenzo Cerami si è aperta la tavola rotonda che ha contrapposto l’insoddisfazione di chi lavora nel settore, e chi ha attuato i tanto contestati tagli finanziari lineari.

Il dibattito, animato da numerose interruzioni dalla platea, è stato l’occasione per i Ministri presenti di spiegare gli interventi attuati e spesso fronteggiare e respingere le critiche avanzate dal direttore del Sole24Ore e dal pubblico, sull’impegno insufficiente per la cultura.

Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Ornaghi, ammettendo che le risorse continueranno a diminuire, vede come soluzioni applicabili immediatamente un uso più efficiente delle risorse e degli strumenti già a disposizione, eliminando soprattutto sprechi e cattiva gestione, l’uscita da un sistema esclusivamente pubblico, la maggiore cooperazione interministeriale, il ruolo degli enti territoriali e delle associazioni di settore.

Per il Ministro della Coesione Territoriale Barca, il problema non risiede nei fondi ma nella scarse capacità e interesse delle amministrazioni a proporre progetti e accedere ai fondi europei dedicati al settore.

Il Ministro dell’Istruzione Profumo, molto contestato dal pubblico in sala e spesso chiamato in causa dagli interventi, ha indicato come problema centrale risorse e loro erogazione: “L’innaffiatoio non può essere chiuso e in questo breve periodo in cui la legge sulla stabilità è in discussione al Senato lo riapriremo”.

I lavori della mattina sono stati chiusi dall’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, fortemente critico nei confronti dello scarso interesse del Governo per la cultura e per la scelta politica dei tagli lineari. Il Presidente ha inoltre voluto sottolineare il significato lato di Cultura, da non intendersi esclusivamente in chiave umanistica.

Foto PasseraLa sessione pomeridiana, dal titolo “Fare economia della cultura. Idee e proposte”, ha visto numerosi interventi di professionisti del mondo della cultura sia dal settore pubblico che da quello privato. I relatori hanno presentato difficoltà, problemi e criticità della situazione attuale del mondo della cultura e hanno avanzato alcune proposte pratiche per il rilancio del settore.

Tra le molte proposte, è emersa la necessità di un radicale cambiamento del sistema e del Ministero dei Beni culturali, per un miglior sviluppo e management di progetti e finanziamenti; per una burocrazia meno invasiva e più snella e per una generale razionalizzazione del sistema che favorisca anche la collaborazione tra il pubblico e il privato.

Durante questa fase dei lavori si è fatto più esplicitamente riferimento al ruolo centrale dell’innovazione, della creatività, della ricerca e delle tecnologie per la “rinascita” del settore della cultura.

La giornata è stata conclusa con l’intervista al Ministro dello Sviluppo Economico Passera. Passera, ammettendo che non è stata data abbastanza importanza ai Beni Culturali, sottolinea l’importanza dell’incentivare la creatività, di fare formazione e dare nuovi strumenti agli studenti, di regolamentare e dare maggiori poteri gestionali ai grandi musei e alle istituzioni, di garantire trasparenza e valutazione indipendente per una cultura maggiormente fruibile e accessibile a tutti.

 

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