Nel cuore della città di Bolzano, tra Piazza Walther e Piazza delle Erbe, vale a dire nella sede odierna del Museo Archeologico dell’Alto Adige, si inaugura in questi giorni la mostra permanente dedicata ad Ötzi, l’uomo del Similaun, vissuto circa 5.300 anni fa. Il motivo fondamentale per cui questa esposizione museale, disposta su ben tre livelli, viene inaugurata è per ricordare l’anniversario del ritrovamento della mummia preistorica in questione, denominata appunto Ötzi come il nome della catena montuosa delle Alpi Venoste, le Ötztal Alps tedesche, dove venne trovato il 19 settembre 1991.
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Il 6 luglio 2020 nell'Area Marina Protetta-Parco Sommerso di Baia (Parco Archeologico dei Campi Flegrei), sono iniziati i lavori di restauro di un ambiente pavimentato con un mosaico policromo. L’ambiente faceva parte di un complesso edilizio che il responsabile dell’AMP, l’archeologo Enrico Gallocchio, ha denominato “Terme del Lacus”. Il mosaico è caratterizzato da un impianto decorativo di tipo geometrico a ottagoni e motivi floreali. La cornice che contorna il mosaico è costituita da quattro fasce: quelle perimetrali sono monocrome con tessere bianche, mentre quelle interne presentano campiture rettangolari policrome. Il pavimento presentava uno stato di conservazione critico dovuto principalmente a fattori meccanici, legati alla deformazione del piano pavimentale, che presentava un tormentato profilo ondulato e due ampie lacune. Già nel 2018 l’ICR era intervenuto con un pronto intervento conservativo che aveva fatto capire l’urgenza di avviare una campagna di restauro.
I dati sul deterioramento di molte collezioni librarie e cartacee sono preoccupanti. In particolare si stima che una grande percentuale (70-85%) di materiali, prodotti tra il 1850 e il 1950, sia soggetta a un rapido degrado tanto da far ritenere improbabile che rimanga accessibile ai lettori nel XXI secolo.
Il degrado è sicuramente una funzione delle proprietà della carta, dell'instabilità delle materie prime utilizzate per la sua fabbricazione nonché delle condizioni di conservazione e di utilizzo. Per poter pianificare adeguati programmi di conservazione è quindi fondamentale valutare attraverso indagini l'entità del deterioramento delle collezioni.
Pubblicati dopo un decennio i dettagli delle analisi condotte durante il restauro sul dipinto per chiarire materiali e tecniche pittoriche ma la controversia sull'attribuzione e i tanti misteri intorno all'opera continuano.
Per molti studiosi il Salvator Mundi, un dipinto a olio su tavola di noce, formato 66 x 46 cm, riportato a splendore dalla restauratrice Dianne Dwyer Modestini tra il 2007 e il 2011, è certamente un capolavoro di Leonardo da Vinci. Uno dei venti dipinti di Leonardo sopravvissuti ai secoli e pervenuto sino a noi. La datazione proposta lo colloca tra il 1490 e il 1519, anno della morte di Leonardo. Un dipinto cui ricondurrebbe un'incisione senza titolo, dove si legge: 'Leonardus da Vinci pinxit', riferita a un secondo stato di Wenceslaus Hollar e datata 1650.
La raffigurazione di Gesù Cristo in abiti rinascimentali, è quella di "Gesù salvatore del mondo e signore del cosmo". Raffigurato frontalmente, a mezza figura, mentre leva la mano destra per benedire. Quel che è sicuro è che dal dipinto si emana una sensazione, questa sì definibile leonardesca, che insieme rimanda al mistero, all'enigma, alla bellezza, a un Dio che si propone all'uomo pur nella potenza con mitezza. Secondo Maurizio Bernardelli Curuz “ non è un re, che tiene in pugno il Creato e l'umanità, ma un padre e un fratello generoso. Ha perso l'atteggiamento maestoso e severo; non ha trono”.
Per molti altri invece le cose non starebbero proprio così, nel contesto di una riuscita e sofisticata operazione di marketing artistico si tratterebbe piuttosto di una copia o di un dipinto di altro autore, al limite un'opera che può essere stata concepita da Leonardo ma eseguita in bottega da suoi allievi.
Nell'ambito della collaborazione congiunta internazionale «Iran-Italia» per il rafforzamento e lo sviluppo sostenibile della conservazione del patrimonio culturale, storico e artistico e del turismo dell'Iran, la Società Turistica «FOTROS» sta provvedendo alla programmazione per l'invio delle delegazioni archeologiche nelle zone e nei siti archeologici e storici dell'Iran per una analisi preliminare delle strutture che necessitano di un intervento di restauro e/o recupero.
L’area archeologica di Paestum è tutt’oggi oggetto di progetti d’applicazione delle tecnologie archeometriche per lo studio e la conservazione dei beni culturali. Tra le ultime analisi vi sono quelle effettuate sulla Tomba del Tuffatore, che hanno rivelato nuove informazioni sulla produzione artistica dei suoi affreschi. La Tomba del Tuffatore, nota sin dal 1968, venne scoperta in una piccola necropoli a circa 1.5 km a sud della antica città di Paestum. Datata tra il 500 e il 470 a.C., è una tomba a cassa riccamente decorata: sulle pareti vennero dipinte delle scene di simposio, mentre sulla lastra di copertura era raffigurato un giovane tuffatore, da cui la tomba prende il nome. Queste pitture, realizzate con la tecnica dell’affresco, sono state oggetto di numerose ricerche, in particolare al fine di determinarne l’origine: mentre alcuni studiosi le hanno attribuite all’opera di pittori greci, altri hanno sottolineato la presenza di confronti e paralleli con l’arte etrusca o italica. Successive scoperte di altre tombe con pitture simili hanno rivelato anche una relazione con le tradizioni sepolcrali lucane.
L’Istituto Centrale per il Restauro ha recentemente aggiornato e reso disponibili sul sito di riferimento le linee guida per la prevenzione e il controllo del Covid-19 messe a punto dagli esperti della Fondazione in Salute e Confcultura. Queste ultime sono rivolte sia al personale addetto all’erogazione di servizi al pubblico, sia a visitatori e fruitori del servizio stesso.
Le soluzioni intelligentia dimostrano l’applicabilità di soluzioni IoT e di infrastrutture Cloud dedicate, nel supportare il monitoraggio di monumenti, opere d’arte ed in generale siti di rilevanza culturale in tutta Italia. Questi sono i risultati ottenuti dalla proficua collaborazione con Consulta Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici Piemonte e Valle d’Aosta e Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale.
Come Intelligentia crediamo fermamente che il nostro Patrimonio Culturale (Cultural Heritage) debba essere preservato per le generazioni future, in quanto impronta e dimostrazione dei progressi dell’umanità raggiunti nelle varie epoche. Con questa volontà abbiamo deciso di investire direttamente nel creare un ecosistema innovativo, interconnesso, sicuro, ed affidabile di monitoraggio per supportare il prezioso e magnifico lavoro che Venaria Reale compie tutti i giorni.
Grazie alle lezioni apprese negli scenari dell’Industrial IoT per il monitoraggio e controllo di macchinari remoti grazie al nostro inFactory Suite, abbiamo dimostrato l’applicabilità di una nuova classe di sensori wireless (basati su tramissioni radio a bassa frequenza) e di edge computers completamente progettati e prodotti da Intelligentia.
Grazie alla verticalizzazione di inFactory Suite per questo scenario, abbiamo consegnato al cliente una control room per visualizzare i dati geo-localizzati di ogni sensore ed i relativi allarmi. Ciascun sensore ha il proprio cruscotto e le proprie regole di reporting. I dati sono raccolti in modo spontaneo dai singoli sensori, quindi trasmessi al cloud per essere collezionati, aggregati, analizzati e quindi presentati come serie temporali o come KPI per le analisi degli esperti. Gli stessi dati sono poi disponibili per strumenti di analisi di terze parti.
Con questo ecosistema è possibile incrementare l’efficienza della restaurazione preventiva per asset strategici, con l’obiettivo di arrivare ad implementare un servizio di manutenzione predittiva sui beni culturali.
Con Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e la Consulta Regionale per i Beni ecclesiastici del Piemonte e della Valle d'Aosta siamo desiderosi di introdurre queste pratiche e tecnologie ovunque si renda necessario, anche in altri siti culturali italiani ma anche di altre nazioni.
Se sei curioso sul come questo progetto possa aiutare a sviluppare questi benefici per la tua Area, Intelligentia e Venaria Reale saranno felici di supportare le tue iniziative per preservare intatto il patrimonio culturale nei secoli a venire.
Siti rilevanti dove questa tecnologia è attualmente utilizzata sono la Palazzina di Caccia di Supinigi e nelle prossime settimane la Reggia di Venaria, dove il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” opera da diversi anni con protocolli di monitoraggio. Ulteriori siti saranno definiti nel contesto del progetto “Città e Cattedrali” e in quello della collaborazione tra il Centro di Conservazione e Restauro con la rete delle Residenze Sabaude e residenze storiche musealizzate italiane.
Fisici, chimici e storici dell'arte russi chiariscono il mistero di un dipinto russo del XVII secolo
"Il ritratto di Favst Petrovich Makerovsky in un costume mascherato" (1789) (118,3 x 89 cm olio su tela) del pittore russo di origine ucraina Dmitry Grigoryevich Levitsky è stato oggetto di un interessante studio al fine di predisporre interventi conservativi.
La Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali "La Venaria Reale" (CCR) ha reso disponibile e liberamente scaricabile da qualche giorno sul proprio sito web l'importante volume "Il Progetto neu_ART. Studi e applicazioni Neutron and X-ray tomography and imaging for cultural heritage", a cura di Marco Nervo, edito da Editris Duemila, esaurito da tempo nella sua edizione cartacea del 2013.