POMPEII RESET è un nuovo progetto di ricerca non invasivo che permette di documentare in una prima fase ciò che è stato conservato degli edifici, attraverso la creazione di modelli tridimensionali e in una seconda fase, la ricostruzione di ciò che è andato perduto, attraverso tecniche di ricostruzione digitale e simulazione virtuale.
Il progetto, frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Archeologia Classica dell'Università Humboldt di Berlino (Winckelmann-Institut) e il Parco Archeologico di Pompei, apre diverse prospettive per la ricerca, la tutela dei monumenti e la trasmissione delle conoscenze nel campo dell’archeologia. In particolare lo studio, ha consentito di aprire un nuovo interesse per l'architettura dei piani superiori di Pompei, in tutta l'area urbana. Un esempio di studio particolare è l’ambiente 21 della casa del Tiaso nell’Insula 10 della Regio IX, recentemente riportata alla luce, costituisce un reperto che riveste un ruolo speciale nella ricerca delle tracce dei piani superiori andati perduti. La spaziosa e sontuosa domus con le sue stanze uniche - l’oecuscorinthius, il salone nero e il complesso termale - non presenta inizialmente un’architettura a piani bendefinita, per quanto gli scavi effettuati finora hanno permesso di esplorare l’edificio.Tuttavia, in una posizione prominente all’interno della domus, c’è uno spazio a più piani che appare tanto più sensazionale e singolare nella tradizione di Pompei.
Fig. 1 - Pompei, IX, 10, casa del Tiaso, amb. 21, parete ovest (21) con scala (25);
Fig. 2 - Pompei, IX, 10, casa del Tiaso, amb. 21, pianta con ambienti circostanti (amb. 21: blu)
Fig. 3 - Pompei, IX, 10, casa del Tiaso, amb. 21, disegni delle immagini ortogonali delle pareti esterne (21) e della scala (25)
Fig. 4 - Pompei, IX, 10, casa del Tiaso, amb. 21, disegni delle immagini ortogonali delle pareti esterne (21) e della scala (25)
Gli archeologi guidati dal direttore Gabriel Zuchtriegel e dalla professoressa Susanne Muth del Dipartimento di Archeologia Classica dell'Università Humboldt di Berlino (Winckelmann-Institut) in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, si sono soffermati su una monumentale scala in pietra, che si collega all'ambiente da ovest e che in alto trovava il suo ingresso nell'ambiente. La scala è addossata alla parete esterna sud (fig.3) del complesso del salone nero e conduce all'angolo nord-ovest dell'ambiente 21, l’ingresso dalla scala al piano superiore dell’ambiente 21 è stato confermato dai risultati delle indagini, durante gli scavi sono stati osservati i resti del gradini superiore e l’apertura nel muro nella zona della soglia della porta. La proposta di ricostruzione di una torre fuori dal comune suggeriscono che la domus presentasse un ulteriore elemento architettonico che, al pari degli ambienti sopra citati, risultava anch’esso di grande impatto e sottolineava nuovamente l’ambizione di un’architettura residenziale altamente rappresentativa e sontuosa. A differenza degli altri spazi della domus, la torre – grazie alla sua altezza – era visibile da lontano, annunciando visivamente il rango elitario e la straordinaria ricchezza del proprietario della casa del Tiaso. In questo caso, è dunque soltanto grazie alla ricostruzione digitale, basata su una documentazione accurata di tutte le tracce presenti nel twin digitale dell’ambiente conservato, che è possibile restituire un’idea plausibile della torre perduta. Pur trattandosi di un’ipotesi ricostruttiva – essa consente comunque di immaginare la torre come doveva probabilmente apparire in origine: un elemento architettonico di grande impatto visivo, decisamente rappresentativo e
lussuoso.
Ricostruzione digitale
In una prima fase, i dati architettonici sono stati raccolti con la massima precisione, mediante una procedura 3D non invasiva e documentati in formato digitale. Nella ricostruzione specifica, sono stati utilizzati diversi metodi in combinazione: scansioni LiDAR e droni LiDAR. La nuvola di punti 3D così ottenuta ha costituito la base centrale per la documentazione e la ricostruzione digitale. Inoltre, la struttura dell’edificio è stata registrata con precisione con l’ausilio di foto dettagliate per la generarzione di un modello 3D con il metodo Structure from Motion, che documenta la forma esatta della stanza o dell’edificio (struttura delle pareti, pitture murali, struttura delle superfici) e la creazione di un twin digitale esatto del risultato. A differenza delle ricostruzioni basate esclusivamente su planimetrie bidimensionali, il metodo scelto garantisce una rappresentazioni assolutamente precisa dei reperti tramandati nel modello 3D della ricostruzione. Allo stesso tempo, questo metodo consente di distinguere in modo preciso e chiaro tra ciò che è stato conservato e ciò che è stato ricostruito. I modelli 3D degli edifici così realizzati, con la loro architettura dei piani superiori ormai perduta, offrono infine uno strumento importante con cui possiamo imparare nuovamente a percepire in modo differenziato il panorama urbano di Pompei con i suoi diversi piani e ad approfondirne lo studio.
Fig. 5 - Pompei, IX, 10, casa del Tiaso, vista ricostruita da sud-ovest

